Cupole, notti
bianche e parassiti.
Sembra giorno e sono le 22.00 a San Pietroburgo. É
Luglio, ci sono ancora le notti bianche.
Igor mi fa conoscere l’interessante mostra del collettivo
Parazit, al Borey Art Center www.borey.ru,
un evento collaterale a Manifesta, il cui tema è l’invidia nera.
Storicamente la Galleria
Parazit non ha mai avuto una sua sede legale, i sui componenti operano sui
corpi di varie istituzioni culturali, i luoghi e gli spazi non destinati ad
attività espositive. Il nome Parazit è stato ideato da Vladimir Kozin e Vladim
Fliaghin del gruppo “Tupie Gruppo Novie”.
Parazit è parte di un progetto più ampio chiamato “Arte
delle masse”.
Il tema Invidia
Nera, è il tentativo di considerare il difficile rapporto tra la scena locale e
scene internazionali.
In molti artisti la mancanza di successo sviluppa
invidia, questa provoca l’immagine opprimente di una vetta irraggiungibile; per
altri la sollecitudine verso il successo altrui diventa una forza.
Desiderando possedere i beni effimeri degli artisti
di successo, i Parazit convincono se stessi ad occuparsi di creatività, mettono
in atto la finzione dell’ artista-non-realizzato e trasformano questa energia,
fino ad arrivare ad un bivio, di fronte al quale operare una scelta. Che strada
percorrere? Un cartello dice “Vai a sinistra” e forse perdi la gloria, l’altro
“vai a destra”, potresti perdere anche la testa.
In tutto il suo talento orientato alla soppravivanza l 'homo sovieticus affiora nel grottesco del presente: nessuna Associazione degli artisti sovietici a cui aspirare, bensì poter accedere alle grandi Biennali mondiali.
Vladimir Kozin è uno degli artisti conosciuti anche
in Italia. Qui espone "La mia patria ambulante”.
"La mia patria ambulante" è un viaggio
vero e proprio dentro l’animo di un artista russo del XXI secolo.
Kozin rappresenta plasticamente questo peso. “Ogni
volta attraversando la frontiera della mia Patria, provo un senso di invidia e
disperazione dal momento che ho avuto un contatto con un altro mondo. In
quest’altro mondo non ci sono le cose che io trascino con pesantezza nella mia
coscienza come se fossi un “bardotto” di Repin. Questo carico è l’eredità del
passato sovietico di cui mi viene tanta voglia di liberarmi ma che non riesco
ad abbandonare”.
![]() |
Il'ja Efimovič Repin, Trasportatori di chiatta sul Volga, 1870–73, |
Ma tutte queste problematiche sono artificiali già in
partenza, perché sottintendono il lavoro per un pubblico, già di per sé estraneo
alla creatività. La posizione parassitaria del gruppo, rispetto alla società contemporanea, ne rispecchia un'altra ben più drammatica. Parassiti erano definiti, nella
società sovietica, gli artisti che non producevano niente per la società.
Nel
1964 il poeta Josif Brodskij subisce
un processo il cui capo d’imputazione è “parassitismo sociale”. Per giudice e
procuratore generale i fatti erano chiari e, prova di colpevolezza. Dal 1956, Brodskij, aveva cambiato impiego tredici volte. Lavorato un anno in una fabbrica, poi smesso di lavorare per sei mesi. L’estate successiva aveva partecipato a
una spedizione geologica, per poi restate quattro mesi senza lavorare. Il
parassitismo sarebbe, dunque, di evidenza clamorosa.
Che tipo di lavoro può essere quello di poeta? Altri tempi, altre storie. Forse.
A.R.C.
I.K.
Indice delle puntate:
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov, prima puntata Manifesta 10, San Pietroburgo
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov, seconda puntata, Manifesta 10, San Pietroburgo
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov,quarta puntata, Pavel Papperstein, "lubok", incisioni, San Pietroburgo
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov. Quinta puntata, Kuryokhin Modern Art Center, Public Program, Ex scuola Cadetti, San Pietroburgo
Continua...
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