Racconto un
viaggio che non ho fatto.
Il mio amico Igor Kopilov ha accettato di
condividere con me le sue foto e gli appunti di viaggio a San Pietroburgo. Seguo una trama fatta di immagini che scorrono sul
pc in un esercizio di rammendo linguistico: cucio insieme il racconto di Igor e
i frammenti delle mie conoscenze. C’è di tutto, ciò che interessa a lui e ciò
che potrebbe interessare me.
Alcune considerazioni su Manifesta 10
Leggo sulla piccola guida arancione bilingue, che Igor
gentilmente mi presta, che in occasione dell’anniversario dei 250 anni
dall’apertura, il Museo Statale
Hermitage ospita dal 28 giugno al 31 ottobre Manifesta 10.
Manifesta
è stata ideata negli anni ‘90 nei Paesi Bassi come evento “nomade” e
piattaforma dinamica per lo scambio culturale, con la prospettiva di esporre,
ogni due anni, in una città europea differente.

Naturalmente, ogni operazione di inserimento di opere
contemporanee in un contesto storico monumentale ha sempre i suoi rischi. Un
dialogo è tale se entrambe le parti hanno qualcosa di interessante da dire. Le
opere contemporanee devono essere all’altezza, nel coraggio e nei contenuti,
altrimenti il rischio è che il grosso mammifero Hermitage le inghiotta, senza
neppure sputare l’osso.
Forse, non è il
caso di scordare che in questa “riflessione” la complessa situazione politica e
sociale Russa non è uno sfondo, pensiamo solo all’omofobia, la censura e
un’opinione pubblica molto spesso avversa ad un certo modo di affrontare il
contemporaneo.
Sotto la direzione curatoriale di Kasper König, i due terzi della mostra
sono allestiti presso il Palazzo dello
Stato Maggiore, che per anni ha ospitato il Ministero degli Affari Esteri dell’URSS e oggi, dopo i recenti
restauri, sarà il palazzo dell’arte moderna e contemporanea dell’Hermitage. Una
restante e piccolissima parte dell’esposizione è ospitata presso il Palazzo d’Inverno.
Gli artisti degli undici progetti di Program Pubblic a cura di Joanna
Warsza, provengono tutti da città dall’interno del Paese e dall’ex blocco
sovietico Tallin, Vilnius, Varsavia, Kiev. Il tentativo della curatrice è quello di rompere la
bolla di silenzio attorno alla realtà politica e l’attuale crisi russa. Altri eventi
indipendenti tentano di promuovere la vita artistica e culturale locale,
gallerie private, collettive e personali sparse per tutta la città.
Chiaccheriamo di tutto, ma la prima opera argomento di
conversazione è Abschlag di Thomas Hirschhorn.
E' la prima che si incontra all’ingresso
del cortile dello Stato Maggiore.
Il fronte del condominio arredato alla russa, ha al suo
interno ancora i mobili, come siamo abituati a vedere quando al tg passano
immagini di bombardamenti, terremoti. Abiti, armadi sorretti da una sottile
striscia di pavimento e alle pareti ancora calendari e quadri. Mai quadri non
sono quadri qualunque. Nel palazzo sovietico, immaginato dall’artista svizzero, alle pareti campeggiano capolavori dei costruttivisti Malevic, Filonov e
Rozanova, prestati all’artista dal Museo
Russo. Un omaggio alle avanguardie sovietiche. Lo squarcio lascia
intravedere cose e stanze dove scorreva un'altra vita, un'altra storia, un'altra
Russia.
Chiudo questa prima parte con opera di Ilya ed Emilia Kabacov, Il vagone rosso (1991) donato al museo
nel 2011. Ancora una volta il protagonisti dell’opera coincidono con il pubblico,
guardano se stessi dal di fuori, in una finzione rappresentativa, un’evasione
dalla realtà attraverso la visione della realtà stessa. Sono quelli raffigurati
sul vagone i protagonisti di un'altra vita, un'altra storia, un'altra Russia?
A.R.C
I.K
Indice delle puntate:
Indice delle puntate:
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov, seconda puntata, Manifesta 10, San Pietroburgo
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov, terza puntata, Galleria Borey, "Parazit", Manifesta 10, San Pietroburgo
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov,quarta puntata, Pavel Papperstein, "lubok", incisioni, San Pietroburgo
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov. Quinta puntata, Kuryokhin Modern Art Center, Public Program, Ex scuola Cadetti, San Pietroburgo
Continua...
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