Non solo Manifesta 10. Pop-sovietico e grafica satirica.
Alla ricerca di un nuova identità tra
pop-sovietico e nuovi conflitti. Lubok e nostalgie.
La Russia del XXI secolo è alla ricerca di una nuova
identità culturale. Si muove tra nostalgie e antichi conflitti, ma la cultura
visiva pare essere ancora un elemento costitutivo fondamentale.
Pavel Pappestein, Criminale, 2014 |
Da dove partire?
Pavel Papperstein parte da una nuova utopia. Per
Manifesta 10 espone “Ugolovnic“ “Criminale”.
Gioca con la parola russa ugol che significa angolo. Il linguaggio è suprematista, del tipo che si trova nei vecchi francobolli,
nelle etichette delle scatole di fiammiferi[1],
nei libri per l’infanzia e in tutta la grafica didattica e propagandistica.
Ad una intervista a Chiara Mariani su La Lettura del 20 aprile, dice:
<<Viviamo in un periodo in cui la cultura ha responsabilità enormi. In un
momento storico così inquietante, cerco di alleviare gli animi con le mie
fantasie. Non so se questo intento terapeutico ha successo, perché il grado di incomprensione tra le persone è elevato. Ma ci provo e credo di farlo con
coerenza. Perché, a differenza dei politici che possono smentirsi, l’artista
deve seguire un logica estetica.
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Pagina 30 Art Dossier 312, etichetta scatola di fiammiferi |
Come nel periodo sovietico — continua — viviamo in
una nuova utopia. Alla Rivoluzione bolscevica del 1917 seguì la fede in un
nuovo mondo. Oggi avviene qualcosa di simile, ma nell’Ovest, dove domina una
fede cieca nelle possibilità del capitalismo. Per me è triste costatare per
esempio la cecità rispetto a ciò che stava per succedere a Kiev.>>[2]
In Italia Pavel Papperstein è conosciuto per aver
partecipato alla Biennale di Venezia del 2009, nel padiglione russo. Enfant
prodige, figlio dell’artista Viktor Pivovarov e della poetessa Irina
Pivovarova.
Alla fine degli anni Ottanta fonda il gruppo Medizinskaia
Germeneutika, con lo scopo di soccorrere i simboli del proprio paese
svuotati dalla storia, recuperare i segni della tradizione, una volta governati
dalla collettività, ora consegnati all’immaginazione individuale. Attinge a
piene mani al suprematismo di Kazimir Malevič. Fa il verso a El Lisickij e
Kandinskij, ai poster di Majakovskij. Nelle sue opere le tracce della Pop Art e
del folklore russo fluttuano liberamente senza stabilire gerarchie.
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Gatto di Kazan, Lubok |
La società russa nel suo complesso è in cerca di una
nuova identità culturale. Nella confusione tutto si mischia: la nostalgia dei
simboli sovietici, il lusso dello zar, la mitologia siberiana, lo sciamanesimo
e la chiesa ortodossa. L'arte contemporanea non vive bene lo scontro in atto. Emergono dal passato forme estetiche stabilizzate che la nuova società russa riconosce come tradizionali, quindi radici laiche: non icone sacre, non opere "oscene" in quanto anti governative o peggio anticlericali.
Un genere artistico molto diffuso prima della
rivoluzione di ottobre, il lubok o
quadretto popolare, un’immagine a stampa con una didascalia, spesso satirica è,
oggi, oggetto d’attenzione non solo di studiosi, ma di persone comuni.
xilografia |
Il primo museo del lubok nasce nel 1992, a Mosca. Da
allora l’interesse verso queste opere aumenta sino a divenire fonte di
ispirazione per stilisti e oggetto da collezione. La nuova società russa pare
riconoscere nel lubok uno strumento attraverso il quale costruire la propria
nuova identità culturale.
Ne parlo con Igor e casualmente trovo in libreria una
pubblicazione recentissima dal titolo “La natura artistica delle stampe
popolari russe” Jurij Michajlovic Lotman a cura di Lucina Giudici. Approfondisco l’argomento.
Libraio |
Mi piace la casualità per cui, in una libreria sulla
prospettiva Nievskij, a San Pietroburgo, per pochi euro è possibile stampare
delle xilografie, utilizzando un tornio Ottocentesco. Tra le matrici messe a
disposizione dal libraio, si possono scegliere quelle che piacciono di più e,
stamparle. Igor mi fa stampare un gatto.
La tradizione di vendere stampe a poco prezzo in
Russia è strettamente legata alle fiere, ai mercati e al teatro. Si diffonde a
partire dal XVI secolo. Per questo tipo di stampe viene privilegiata la
xilografia, che utilizza il legno, tecnica semplice ed economica. In Russia il
legno di tiglio è molto diffuso. Una caratteristica interessante è che i lubki
stampati in nero, prima della cromolitografia venivano colorati a mano nei
colori: minio (surik), lampone (sandal), ocra (ochra) e verde (prazelen’). La
colorazione a mano veniva realizzata in circa 1000 villaggi, sopratutto da
ragazze e donne povere.
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Babajaga, Lubok |
Nei secoli mutano i luoghi di produzione, i
destinatari, insieme alle tecniche legate sempre più alle trasformazioni
sociali e culturali. Un tratto costante di questa espressione artistica
popolare, almeno fino alla diffusione della produzione industriale, rimane la
contaminazione dei linguaggi espressivi, la varietà dei soggetti attinti alle
fonti più disparate.
Alla mostra
“L’Avanguardia russa, la Siberia e l’Oriente“ realizzata lo scorso anno, a
Palazzo Strozzi, per la prima volta sentii parlare di lubok. Fu poi Igor a farmeli
conoscere.
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Mikhail Larionov,
“Le stagioni”, Autunno 1912,
olio su tela
|
Una sezione poneva a confronto stampe russe,
cinesi e giapponesi.
Nelle opere di propaganda si faceva riferimento ai lubok. Mi colpirono alcune stampe di Vasilij
Vereščagin,
realizzate nel 1904-05. Nella stessa sala erano presenti anonimi incisori di
propaganda filo russa e alcuni manga dei giapponesi Kabayashi, Motita e Harada di propaganda filo giapponese.
In questi
due anni di guerra vennero stampati in Russia 300 lubki, dei quali un terzo
dedicate al conflitto.
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Mikhail Larionov,
“Le stagioni”, Primavera1912,
olio su tela
|
Con le avanguardie dell’inizio Novecento, quando il lubok
artigianale perse la sua forza espressiva, le stampe popolari divennero un
punto di riferimento per la cultura alta.
Sono sopratutto i neoprimitivisti Larionov e Gončarova
a rifarsi esplicitamente al lubok, di cui esaltano la bellezza semplice e senza
malizia.
Al linguaggio del lubok fa un chiaro riferimento Michail Larionov nel ciclo “Le stagioni” 1912, satira, linguaggio
semplice e didascalie ne sono una componente fondamentale.
Nel 1913 Larionov
organizzò una mostra in cui espose Lubki e icone di sua proprietà e di Natal’ja Gončarova.
Nell’arte sovietica, poi, il lubok ha lasciato un segno evidente sopratutto
nella grafica.[3]
La cultura visiva è ancora fondamentale per l’ identità culturale di un paese? Pare di sì.
Questo è sicuramente il motivo per cui la cultura moderna e le sue espressioni più forti sono contrastate con violenza e si tende a mostrare un società postsovietica attraverso l'innocua forma satirica presovietica.
Questo è sicuramente il motivo per cui la cultura moderna e le sue espressioni più forti sono contrastate con violenza e si tende a mostrare un società postsovietica attraverso l'innocua forma satirica presovietica.
A.R.C.
I.K.
Indice delle puntate:
Indice delle puntate:
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov, prima puntata Manifesta 10, San Pietroburgo
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov, seconda puntata, Manifesta 10, San Pietroburgo
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov, terza puntata, Galleria Borey, "Parazit", Manifesta 10, San Pietroburgo
- Taccuino condiviso con Igor Kopilov. Quinta puntata, Kuryokhin Modern Art Center, Public Program, Ex scuola Cadetti, San Pietroburgo
Continua...
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