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Basilica di San Gavino, interno |
Qualche anno fa, ho
avuto occasione di partecipare alla prima edizione di Porto Torres-Monumenti
Aperti. In una passeggiata notturna per la città, ho proposto la visione di alcuni
piccoli tesori che in città sono visibili a tutti , e sconosciuti ai più.
Eugenio Tavolara, Fonte battesimale, (1948) |
Lo stile romanico,
sia per l’architettura che per la scultura, è caratterizzato dal fenomeno del
reimpiego. In quest’ambito è possibile distinguere tra elementi di spoglio,
frutto di spostamento anche fisico di colonne, capitelli, frammenti
architettonici vari e, casi in cui a essere reimpiegati sono stili, motivi e
temi precedenti.
Gavino Tilocca, Tabernacolo, (1983) |
Tilocca e Tavolara, avevano avuto occasione di collaborare al progetto dei “Dieci
comandamenti” (1938-40) per la Sala delle Assise del palazzo di Giustizia di
Sassari.[2] Tilocca era allora
un giovane e promettente scultore formatosi a Carrara, Tavolara un affermato
artista e docente della Regia Scuola d’arte di Sassari.
Per entrambi,
nonostante la differenza anagrafica, il primo importante incarico ufficiale era
arrivato nel 1938, per la chiesa di San Ponziano a Carbonia, per la quale il
più giovane aveva realizzato una statua marmorea di Santa Barbara[3], Tavolara una Via Crucis che segnerà il definitivo
congedo dell’artista dal tutto tondo e dal realismo.
Ad incoraggiare
Tavolara in questo percorso è il direttore della Scuola Regia d’arte Filippo Figari, che nel 1938, proprio
in occasione della Via Crucis di
Carbonia, gli propone modelli romanici: nella fattispecie Bonanno Pisano[4], delle cui opere gli aveva
spedito una serie di foto, invitandolo a studiarle[5]. In quel momento Tavolara,
all’estremismo romanico, preferisce il linguaggio della tradizione gotica, più
congeniale alla sua vocazione linearistica.[6]
Tavolara ripercorre
il sentiero del romanico nel decennio successivo.
Dopo la Guerra ha
alcune importanti commissioni al cimitero di Sassari, come il portale per la
chiesa cimiteriale (1949). Proprio in questa periodo, su invito del
Soprintendente Raffaello Delogu,
realizza anche il Fonte battesimale (1948) per la basilica di San Gavino.
Eugenio Tavolara, Battesimo di Cristo, 1948 |
Per quale motivo
Delogu ritiene Tavolara adatto all’incarico?
Dal 1947, Tavolara aveva assunto
l’incarico di Ispettore Onorario per le Antichità e le Belle Arti per la
Provincia di Sassari, questo incarico, se pure difficile da conciliare con
l’operato artistico, gli permise di conoscere perfettamente la situazione
dell’arte sacra in Sardegna e le difficoltà a conciliare la validità della
ricerca estetica moderna con la sincerità nell’espressione della fede. Una
riflessione sull’arte sacra moderna lo condusse verso “la strada del
Primitivismo, l’unica che gli permette di ricondurre insieme, al riparo di una
tradizione, modernità ed esigenze religiose”.[8]
Pregato da Delogu di fare <<cosa il più
possibile modesta e senza pretese>>[9] per non turbare l’ambiente della chiesa appena restaurata, minimizza l’intervento incassando il bacino del fonte in un rocchio di colonna e appendendovi sopra un marmoreo neoromanico
Battesimo
di Cristo”[10].
Gavino Tilocca, Cena in Emmaus,1983 |
Trent’anni dopo
queste vicende, sul lato opposto il fonte battesimale, Gavino Tilocca realizza,
con il medesimo spirito minimalista un neoarcaico tabernacolo con una “Cena in Emmaus” (1983), sintesi tra
antico e moderno: lo sfondo senza nessun riferimento storico, le ampie
superfici in cui le figure si stagliano in uno spazio indefinito incuranti dei
rapporti prospettici.
L’arcaismo emerge
in tutta la sua forza sia nella composizione risolta tutta in un primissimo
piano, senza profondità spaziale, sia nella ieratica frontalità dei personaggi
e degli oggetti. Le figure di Cristo e i due apostoli sono simbolicamente fusi
in un'unica forma con la mensa, ad incarnare perfettamente il concetto di
comunione.
A.R.C.
Continua...
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Altri spostamenti e altri rammendi
Altri spostamenti e altri rammendi
[1]
Primo edificio romanico dell’Isola, fatto costruire Gonario Comita Judike di
Torres, la Basilica viene edificata dopo lo scisma del 1054, da maestranza
pisane. Per la sua costruzione vengono utilizzate come materiale di spoglio
colonne e capitelli provenienti dalla città romana di Turris Libissonis.
[2] Cfr. G.
Altea, M. Magnani, Eugenio Tavolara,
Nuoro, 1994, P.78
[3] E’
visibile una versione di dimensioni inferiori, nella chiesa di Santa Maria
Maddalena, al La Maddalena.
[4]
Di Bonanno ci restano due importanti portali bronzei: ”La porta del Duomo di
Monreale” (1186) “La porta di San Ranieri”(1190 ca.) per l’ala destra del
transetto del Duomo di Pisa, oggi conservata al Museo dell’opera.
[5]
Caro Tavolara,
Roma 3-9 XVI. (3 settembre 1938)
ho scelto 12 fotografie dei portali di Bonanno da Pisa e di altri
autori dello stesso periodo. Alcuni dettagli hanno una notevole somiglianza con
le composizioni che stai eseguendo. Potranno quindi interessarti le fotografie
(che restano proprietà della R. Scuola) sia per l’esecuzione stilistica che per
i particolari risolutivi di molti dettagli. Naturalmente puoi tenerle quanto ti
piacerà di studiarle.
Cordiali saluti- aff. Filippo Figari
Lettera pubblicata su
Tavolara, Ilisso, Nuoro, 1994, P 262
[6]
Cfr. G. Altea, M. Magnani, Eugenio
Tavolara, Nuoro, 1994, P.77
[7]
Cfr. Vico Mossa, San Gavino di Torres
impianti-inserti-restauri, Sassari, 1988, P. 22-23.
[8] Cfr. G.
Altea, M. Magnani, Eugenio Tavolara,
Ilisso, Nuoro, 1994, P.124-126
[9]
Ibidem, P 270. Lettera di Raffaello
Delogu a Tavolara, Cagliari, 7 aprile 1948
[10] Ibidem,
P.127-28
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