lunedì 1 settembre 2014

Concetto contemporaneo di reimpiego

Roccatederighi (Gr)
L’idea di questo post nasce dopo aver letto un articolo di Renzo Piano sul Sole 24ore a proposito di un concetto che ho trovato interessante: “rammendo delle periferie”
Nel mio modo di associare pensieri e idee ho collegato questo post ad altri che affrontano argomenti affini. Reimpiego di manufatti, materiali, stili, motivi, idee. L'instabilità e il dubbio.
Negli ultimi anni le attività ricreative attorno al riciclo di materiali si sono moltiplicate. Le reti tematiche della tv digitale e satellitare propongono, a ciclo continuo, una infinità di trasmissioni sul fai da te e sui più svariati argomenti bric-à-brac. Non tutte sono da buttar via, ma questa abbondanza pare aver distorto nello spettatore comune il senso del riuso, trasformando questo concetto in spreco.
Qualche anno fa, mi capitò di lavorare per un progetto didattico con alcune classi della scuola primaria. Alcune maestre progettarono delle casette realizzate con cibo: biscotti, caramelle, pane, pasta- forse pensando alla casetta di Hansel e Gretel, senza pensare che in quel frangente loro erano le streghe-. Il progetto nasceva sotto la campana del concetto passepartout di riciclo. Peccato che quel cibo fosse incollato con colla a caldo, quindi non più commestibile. Vedere quelle casette mi fece pensare allo spreco.
Nelle mie conversazioni con Marcello Scalas (Sassari) artista e designer, Antonio Sotgiu (Milano) designer in passato per L’Atelier del Riciclo e Punto 47, gli architetti del progetto 70m2 Lucia Poselli, Marco Lulli e Marta Righeschi (Livorno) il tema del riciclo è stato centrale. Preferisco, comunque usare il termine reimpiego.
La scelta e la storia dei materiali, il rapporto con lo spazio in cui agiscono, l’interesse verso l’ambiente, il riuso consapevole mi ha dato l’idea di connettere insieme le loro interviste. Se pure virtualmente, in uno spazio come il blog, dare forma ad una monografia in progress, sul concetto contemporaneo di reimpiego.
Collegherò anche altri post come “Piccoli tesori turritani: spostamenti e rammendi”. Una parentesi  legata una esperienza professionale di qualche anno fa.
Dato che l’idea di questo post nasce proprio dalla lettura dell’articolo di Renzo Piano sul “rammendo delle periferie”, non mancherà una connessione al post sulla visita alla Stazionedell’Arte di Ulassai (OG) e Legarsi alla Montagna di Maria Lai (1981), un progetto con gli abitanti del paese all’ interno della comunità di Ulassai. "Calamita cosmica" di Gino De Dominicis nella chiesa della Santissima Trinità in Annunziata a Foligno. L'interessante progetto di inserimento di un'opera d'arte contemporanea in un contesto storico monumentale, recuperato e restituito alla comunità.
Reimpieghiamo piccoli oggetti, frammenti minuscoli, interveniamo su piazze e quartieri, sopratutto “rammendiamo” con nuove idee e materiali appropriati, ma non insegnamo ai bambini ad incollare il cibo con la colla a caldo. Usiamo la farina e l’acqua, il bianco d’uovo o altri moderni “intrugli” commestibili di pasticceria.
Forse tutti questi argomenti potrebbero sembrare scollegati, ma non lo sono. Non voglio usare colla a caldo. Ognuno ci trovi i nessi che vuole, così si moltiplicano le idee.
Visto che l’ho citato inserisco un frammento dell’ articolo di Renzo Piano uscito il 26 gennaio 2014, sul Sole24.
“Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l'energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C'è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee. “ (...)
Le periferie sono la città del futuro, non fotogeniche d'accordo, anzi spesso un deserto o un dormitorio, ma ricche di umanità e quindi il destino delle città sono le periferie. Nel centro storico abita solo il 10 per cento della popolazione urbana, il resto sta in questi quartieri che sfumano verso la campagna. Qui si trova l'energia. I centri storici ce li hanno consegnati i nostri antenati, la nostra generazione ha fatto un po' di disastri, ma i giovani sono quelli che devono salvare le periferie. Spesso alla parola «periferia» si associa il termine degrado. Mi chiedo: questo vogliamo lasciare in eredità? Le periferie sono la grande scommessa urbana dei prossimi decenni. Diventeranno o no pezzi di città? Diventeranno o no urbane, nel senso anche di civili? Renzo Piano - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/u7dnI0


A.R.C.


Articoli correlati:
Marcello Scalas , intervista, design e complementi d'arredo
Marcello Scalas , intervista, La superficie e lo spazio
Marcello Scalas, tematiche ambientali
Antonio Soggiu, intervista, reimpiego
70m2,  intervista a Marco Lulli e Lucia Poselli, studio di architettura
Giovanni Da Monreale, progetti di azione urbana



Nessun commento:

Posta un commento