Caro
Stefano,
guardando
“Caro a Nettuno” non ho pensato a Moretti, tanto meno ad un’interno. Il gioco
di arcate mi faceva venire in mente tutt’altra sequenza. In realtà, le tue
informazioni con il riferimento all’uovo massonico hanno chiarito ogni cosa.
Ti
confesso che luoghi come la casa di Muti mi provocano un senso di claustrofobia
e un certo patetitismo verso l’immaginario da cinema popolare, fatto di divi e
dive all’amatriciana. Il pubblico che diventa privato, lo scippo di
un’immaginario ad uso e consumo personale, mi da i brividi.
A
proposito di architettura e artisti, l’ultima settimana di novembre mi sono
casualmente imbattuta nella riapertura al pubblico, dopo un lunghissimo
restauro, di Villa Argentina a Viareggio, e ho scoperto esserci delle tele di
Biasi.
Nel
salone interno al piano terreno è presente un grande trittico dipinto su tela: la
tela più grande riveste un'intera parete, le altre sono alternate a specchi e
ad una decorazione a stucco dorata che occupa pareti e soffitto. La tela
principale raffigura un “Matrimonio persiano”. I dipinti sono presumibilmente
del 1930, realizzati per i conti di Sant'Elia, allora proprietari. L’azione
scenica si focalizza sul corteo nuziale che segue gli sposi seduti sul
palanchino dell'elefante. I cortei nuziali erano un vero motivo ricorrente!
C’era
tantissima gente, era veramente difficile fare una foto dignitosa con la mia
macchinetta. Purtroppo le foto non rendono bene l’idea. Sono tornata la
settimana scorsa, sperando di scattare qualche foto decente, ma avevano chiuso
il cancelletto e posto dei dissuasori sulle soglie. Non potendo più accedere al
salone, non ho avuto molta scelta nelle inquadrature, oltretutto, hanno sistemato
delle torri luminose, che creano un orribile effetto flash. Ti mando quindi una
foto trovata su internet.
Sono
riuscita, però, a fotografare in maniera un po’ più decente la tela
dell’ingresso che raffigura un gruppo di ragazze, probabilmente una scena
precedente al corteo nuziale, una sorta di addio al nubilato.
Seguendo
la logica sequenza dell’impianto iconografico generale, questa tela dovrebbe
raffigurare la promessa sposa con le damigelle. La bimba con il gatto mi ha
ricordato la Germana Lonati, la tempera del 1923, della collezione Regione
Sardegna.
Mi
dirai, cosa c’entra tutto questo con me?
Leggendo
del tuo riferimento a Moretti, mi è tornato in mente che avevo appena visitato
Villa Argentina e ho associato le cose. E poi, mi pare di ricordare che qualche
anno fa hai realizzato un progetto su Biasi, un libro didattico.
In
realtà le cose che so del tuo lavoro attuale sono poche, come vedi faccio
spesso riferimento a mostre o situazioni che ti legano alla Sardegna, mi farebbe
piacere sapere di più sulla tua attività milanese, di cui non so assolutamente
nulla, magari nella prossima lettera potresti raccontarmi qualcosa.
La
prossima settimana lascerò il blog in stand by. Riprenderò a occuparmene dopo Natale.
Ti
auguro, quindi, buone feste.
Giuseppe Biasi, Matrimonio Persiano, 1930, dipinto su tela, Villa Argentina, Viareggio. L'impianto decorativo del salone delle feste, arabeschi in stucco dorati e specchi sono di Galileo Chini |
Giuseppe Biasi, , Matrimoni persiano, 1930, dipinto su tela, dettaglio. Villa Argentina, Viareggio |
Ciao Anna Rita, ricambio subito gli auguri!
Dei site specific di Biasi mi piace
molto il lavoro alla stazione ferroviaria di Tempio, il modo in cui i dipinti
sono tagliati per seguire porte e finestre... Mi fa pensare alla Maestà di
Lippo Memmi, a San Gimignano, attraversata da due porte, la definirei una
sublime domesticità. In effetti la Maestà e la stazione tempiese oltre ai tagli
hanno in comune anche il tipo di rivestimento delle pareti.
Milano è una città che ha molte identità
date anche dalla volontà di architetti diversi di imprimere in modo incisivo
uno stile di vita a volte quasi opposto al precedente, di conseguenza sono
molti gli stimoli formali e culturali. Alcuni temi sono quindi entrati
naturalmente nella mia ricerca, tra tutti quello del lavoro e il suo naturale
conflitto con la sfera privata. Questi temi li ho sviluppati principalmente
nel biennio 2012/2013, a partire dalla mostra a Villa Litta, nella quale con
due interventi minimi ho reso lo svolgersi negli anni della vita di una
famiglia, trasformando la cappella affrescata in ambiente di studio e usando il
camino monumentale come supporto informale per alcuni ritratti di cani che ho
"commissionato" ad amici artisti, come fossero gli animali domestici
succedutisi negli anni, creando quindi un rapporto con il parco. Il giardino
romantico ha perso nelle vicissitudini storiche la sua forma, per essere oggi
un vasto prato all'inglese con pochi alberi maestosi. In un progetto successivo
ho immaginato di evocarne la forma e le tappe, con una serie di elementi che
costituiscono un elenco freddo delle parti che avrebbero potuto comporlo, dal
gazebo alla grotta artificiale, contrapponendo alla distanza dell'inventario il
calore e l'emozione che potevano suscitare questi luoghi d'incontro.
Dopo questa serie di opere dedicate alla
"villa", ho realizzato una mostra che racconta uno spazio di lavoro,
ed aveva come sede The workbench, a Milano, un ex laboratorio orafo
convertito all'arte contemporanea mantenendo alcuni macchinari. Ho scelto di
rappresentare quel momento della giornata in cui l'attività si ferma e le
persone, fisicamente sollevate, possono ritornare alle aspirazioni e al
sogno.
A questo tema, soprattutto nei suoi tratti
umanistici, sono tornato da qualche settimana. In uno dei quaderni di Gramsci,
il numero 13, quello sul Principe di Machiavelli, la possibilità di trasformare
se stessi e il mondo con consapevolezza e forza mitopoietica investe con
particolare energia il lettore. Sto lavorando ad un progetto in cui in una
chiave romantica un ragazzo è trasfigurato - o spera di esserlo - dalla lettura
di questo quaderno.
Alfredo Jaar, che a Gramsci ha dedicato
tanta parte della sua produzione, ha detto che L'arte cambia il mondo
una persona alla volta, ed io di entrambi mi fido molto.
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Stefano Serusi. Parte della famiglia, 2012. Particolare dell'installazione |
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Stefano Serusi. Piano di Scrittura, 2012. Ottone dorato, granito verde, onice turco, cm. 83,5x80x170 |
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Stefano Serusi. Gazebo, 2012. Legno, raccordi metallici, cm. 190x167x18,5 |
Stefano Serusi. Grotta artificiale, Parterre geometrico, False rovine, Laghetto artificiale, Giardino d'inverno, 2012. Legno, stampe applicate, 5 elementi da cm. 39x130x4 |
http://stefanoserusi.blogspot.it/
Lettere:
Corrispondenze- Stefano Serusi 01/12/2014
Corrispondenze - Stefano Serusi 07/12/2014
Corrispondenze - Stefano Serusi 11/12/14
Corrispondenze - Stefano Serusi 14/12/14
Corrispondenze- Stefano Serusi 02/01/2015
Corrispondenze - Stefano Serusi 07/02/2015
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CONTEMPORANEAMENTE, 10 Giornata del Contemporaneo, 2014
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