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ContamInAzioni - foto Lucilla Benassi |
Conversazione con Francesca d’Aria vincitrice
del Premiere Livorno giovani curatori under 35, con il progetto
“ContamInAzioni”. Combat Prize 2014.
Secondo la formula matematica chiamata equazione
di Dirac due sistemi che entrano in contatto tra loro, anche solo per una
breve frazione di tempo, e poi vengono separati, continuano ad essere
influenzati l’uno dall’altro, nonostante il tempo e lo spazio. Il progetto
curatoriale ”ContamInAzioni” si sviluppa a partire da questa formula
matematica, come incontro-scontro tra corpi il cui prolungamento nel tempo e
nello spazio non cessa di condizionare il corso degli eventi.
Incontro Francesca D’Aria nelle Sala degli
Archi della Fortezza Nuova dove è allestita la mostra.
A.R.C. Raccontami un po’ della tua
esperienza nella curatela prima del Premiere Livorno.
F.D’A. Sono nata a Milano, ma
è un po’ di tempo che vivo in Toscana, l'ultimo progetto l'ho realizzato a Piombino, si intitola 1.0 Spaces. Avevo questo progetto curatoriale da
quando vivevo in Inghilterra, 1.0 Spaces, appunto. L’ho portato a Piombino lo scorso settembre, in realtà
era un tentativo per portare una cosa nuova, per rompere un po’ con quello che
di solito viene esposto a Palazzo Appiani. Ho realizzato il progetto con
l’Associazione STArt –arte sul territorio, con cui attualmente collaboro.
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Anna Garner, Proof and Permutations, installazione video, dimensione ambiente |
A.R.C. Come mai dall’Inghilterra
alla Toscana? Non è conosciuta proprio per la ricerca nel Contemporaneo, viene
piuttosto facile associarla al Rinascimento.
F.D’A. Perchè la Toscana ha tantissime possibilità di emergere. Perchè ha
molti spazi culturali, poco utilizzati. C’è da dire che la Toscana è anche il
Centro Pecci, il Premio Combat, le Gallerie fiorentine.
In Toscana ho trovato persone che hanno idee fresche, innovative e
probabilmente questo è il momento in cui tante persone stanno cercando di
spingere, tanti storici dell’arte giovani che hanno partecipato al Premio
Combat come tanti giovani artisti. Il Premio Combat fa un po’ da cardine.
A me ha dato la possibilità di conoscere meglio il territorio e al
territorio di conoscere me.
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Suheke_Skevik, Transactions #1,#2,#3, installazione video, dimensione ambiente |
A.R.C. Torniamo a Premiere. Hai
scelto gli artisti tra i parteciparti al premio Combat?
F.D’A. Il Premio aveva una selezione di artisti che in realtà
erano tutti quelli che avevano partecipato, che erano visibili sul sito. Il
progetto per giovani curatori under 35, prevedeva che il progetto curatoriale
fosse scritto scegliendo tra gli artisti partecipanti al Premio Combat, under
35. Tra di loro scegliere un’artista solo o più artisti o una sola sezione.
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Anna Garner, Sequential, video dettaglio |
A.R.C. Parlami del tuo progetto
curatoriale, qual’è il concept e poi perchè hai scelto proprio questi artisti
che sono: Anna Rose, Anna Garner, Suheke_Skevik, Alessandro Gattuso e Manuela
Mirabella.
F.D’A. Sono partita non tanto
da un’ artista ma da un’idea. Avevo già l’idea di parlare di contaminazioni,
che è una parola forse anche troppo usata, però mi piaceva l’idea di
contaminarla a mia volta. La parola contaminazioni contiene il termine azioni,
quindi non si è mai statici quando si viene modificati da qualcosa o da
qualcuno, un incontro non è mai neutro, sta di fatto che c’è un’influenza.
Anna Rose, The Street, |
Nel tempo ho scoperto l’equazione di Dirac, che mi interessava molto, non
perchè venga utilizzata spesso sull’amore, viene chiamata anche “l’equazione
dell’amore”. In realtà mi interessava l’idea di capire cosa succede ad un
corpo umano, in senso di fisicità e ad un cervello, in senso di pensiero,
quando vive nel mondo, quando si scontra o incontra qualcosa che sia altro
rispetto a sé stesso, quindi cosa significa unire le forze, unire i limiti per
percorrere una strada, cosa significa la perdita della propria identità, nel
momento in cui siamo alla mercè di tutti. Quindi sono partita da quest’idea di parlare
di questi prolungamenti, di queste appendici che poi sono i luoghi, gli oggetti
e le persone che incontriamo.
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Anna Rose |
Sono partita dal video
Transactions#3, di Suheke_Skevik, due
artiste Norvegesi che poi è quello che ha vinto, perchè questa loro corda è un
cordone ombelicale simbolico che in qualche modo le unisce, ma le divide anche,
perchè tutto sommato non le lascia libere, nella decisione sono condizionate.
Ho poi deciso di inserire anche gli altri due video Transactions#1, Transactions#2 e creare un trittico, creare una
storia.
Poi sono arrivata ad Anna Rose, mi
piacevano molto queste tre fotografie. In realtà ce n'erano altre che mi
interessavano, ma avevo già deciso che la mostra sarebbe stata legata al numero
tre.
Quindi, i tre video di Anna Garner,
dove c’è questa lotta continua tra il dolore fisico dello scontro con
l’oggetto e il desiderio di compiere il rito fino alla fine, nonostante il
dolore...
A.R.C. Abramovicianamente direi...
F.D’A. ... la frustrazione di
non riuscire ad entrare in qualcosa è troppa. L’essere umano nonostante il suo
essere finito, corruttibile, difficilmente molla.
A.R.C. Mi ha colpito molto la
scelta delle due installazioni scultoree, i lavori di Alessandro Gattuso e
Manuela Mirabella. Nel contesto fin’ora descritto mi sono sembrate quasi
estranee, anche rispetto all’idea del numero, della moltiplicazione. Mi sembra
rompano un’equilibrio progettuale. E’voluto?
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Alessandro Gattuso, Nello specchio degli occhi altrui, installazione |
F.D’A. Quando ho fatto il
progetto avevo deciso di mantenere
questo idea del tre e del multiplo di tre.
Sono un’intromissione spaziale. Ho voluto rompere il percorso espositivo,
inserire opere che occupassero lo spazio. La fisicità è per me molto
importante, nei video c’è e andava un po’ toccata.
L’opera di Gattuso che è “Nello specchio degli occhi altrui” quando
ce la si trova davanti inganna, disorienta. Quando ti avvicini entri in questo mood di confusione di suoni, di
variazione di identità di questo corpo vestito degli occhi degli altri, delle
voci degli altri. L’identità espropriata.
A.R.C. Dell’altra installazione,
quella di Manuela Mirabella, cosa mi dici?
F.D’A. Mi piaceva l’idea della
gomma piuma con cui è realizzato “Metamorfosi 1”. E’ un materiale difficile da
lavorare, ciò significa che è difficile dargli un’impronta. E’ un’opera nella
quale ci si può vedere tutto.
L’idea di pezzo di carne. Mi piaceva l’idea di caos di ammasso di cellule
che si stanno formando e poi formati creano una nuova dimensione.
Manuela Mirabella, Metamorfosi 1, gommapiuma, installazione |
A.R.C. Dopo questo mostra hai dei
progetti?
F.D’A. Porterò a Matera 1.0
Spaces. Spaces nasce come un progetto itinerante, voglio portare questo
progetto in più regioni possibili.
A.R.C. Con gli stessi artisti
della mostra a Piombino?
F.D’A. Sì, i quattro artisti
di quel progetto. Sono: Roberta Levi, Andrea Mariani, Hannah Sutheland, Matteo
Zannoni. Quindi si farà. Sto conoscendo dei giovani artisti con i quali mi
piacerebbe collaborare, creare un progetto quasi di museo aperto, mi piacerebbe
creare un progetto curatoriale non nello stesso posto, ma in più punti, per cui
per vedere la mostra è necessario girare. Un progetto che leghi i luoghi fra
loro, tre città o tre province diverse, ma vicine. E’ la possibilità per far
rivivere alcuni luoghi, anche abbandonati.
A.R.C
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A.R.C
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