Caro Stefano,
ti ho voluto provocare? No, in realtà mi piaceva
l’argomento e mi interessava approfondire con te la conversazione. Diciamo che
ti ho voluto stanare. Non volevo accontentarmi di un <<sono
d’accordo>> e passare oltre. Concordo con te sul fatto che “il pubblico è un corpo su cui un artista deve lavorare”
e che “cercare affinità” è prioritario. Sta di fatto che se avessi voluto dirti
<< sono d’accordo>> spedivo un sms.
La mostra come pacchetto è forse una
metafora povera, ma sono convinta che un artista ha molteplici spazi di
espressione, sopratutto se si pone nella posizione aperta del dialogo e, non
vale solo per gli artisti. La corrispondenza è questo, con tutte le contraddizioni
e le metafore povere. Ci si nutre a vicenda nelle affinità e nel conflitto.
Anzi, credo profondamente nel conflitto come step di crescita. “L’elogio della
perizia artigianale” che citavi all’inizio del nostro carteggio è proprio
quella palude di mediocrità in cui si cade in assenza di conflitto. Ci si
accontenta di ripetere schemi consueti.
Quando sei mesi fa ho aperto il blog, mi
sono chiesta –manzonianamente- se ci sarebbe stato un pubblico e come sarebbe
stato. So benissimo che molti entrano nel blog per errore, alla ricerca di
notizie relative alla Gioconda -il nome trae in inganno -, altri ci finiscono per
curiosità di varia natura, ma la maggior parte sono persone che conosco o amici
degli artisti o amici degli amici. Qualcuno guarda le immagini, alcuni leggono,
altri cercano di trovare un difetto - a volte lo trovano-. Solite cose. Ciò che
per me realmente conta è avere un progetto e condividerlo, con tutti i difetti
e gli assestamenti di percorso.
In un contesto fuori dal nostro carteggio,
mi hai fatto notare che “errante” vuol dire sia vagare che sbagliare. Un’altra
persona mi ha fatto notare la stessa cosa soffermandosi, ahimè, su “sbagliare”.
Torniamo a te. Raccolgo l’esca. Raccontami della tua
esperienza da artista nei panni di intervistatore per Cerchio magazine.
Non potresti semplicemente dipingere marine?
Alghero ha una grande tradizione in questo campo!
Ciao Anna Rita,
credo che tu abbia fatto molto bene ad
aprire un blog. Spesso si ha l'impressione di non avere abbastanza sedie per
ospitare, il blog permette davvero di dare spazio e tempo alle cose che
vorremmo tenere con noi o vicine a noi; chissà, magari si arriva ad affinare un
proprio autoritratto.
Cerchio Magazine ha avuto quella che
personalmente reputo una decrescita felice, dal sito, al blog.... quando ho
curiosità per qualcosa, o voglio dirigere la mia curiosità verso qualcosa, le
interviste mi permettono di lasciare una traccia dei miei voli pindarici. Credo
di poter dire che questo scrivere e aspettare risposte sia per me un percorso
di formazione.
![]() |
Gustave Courbet, Le Bord de la mer à Palavas, 1854 |
In merito alle marine, hai toccato
seppur con ironia un tema che mi piace molto, del resto ho fatto la tesi su
Courbet, che ha praticamente inventato il genere. Io però del mare ho sempre
preferito il fondo, più che la superficie che le marine raffigurano; il fondo
ha quella bellissima forza magnetica che ci parla della morte ricongiungendola
alla nostra esperienza fetale, al mio e nostro nulla eterno. Su questo
elemento ho lavorato in più occasioni, anche se in modo non troppo palese.
Nella Traviata c'è un'aria nella quale il padre
anziano accusa Alfredo di aver abbandonato Di Provenza il mar, il
suol, un canto che ha il ritmo monotono dei canti dei pescatori credo di ogni
parte del mondo. Ho in serbo da anni un lavoro su questo.
Come puoi vedere variano gli strumenti - e
la distanza - ma l'appetito sentimentale resta lo stesso.
![]() |
Stefano Serusi. Caro a Nettuno, 2014. Panno nero, legno, pietra grezza, catenella dorata, dimensioni variabili |
Dove trovare Stefano Serusi:
http://stefanoserusi.blogspot.it/
Lettere:
Corrispondenze- Stefano Serusi 01/12/2014
Corrispondenze - Stefano Serusi 07/12/2014
Corrispondenze - Stefano Serusi 14/12/14
Corrispondenze - Stefano Serusi 22/12/14
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