Open studio - Sala degli Archi , Fortezza Nuova |
Una Sintesi della conversazione che
Tiziano Rossano Mainieri ha
scambiato con il pubblico di “Open
studio” durante l’inaugurazione della mostra.
Vincitore del Premio residenza d’artista Combat Prize 2014, Mainieri ha risieduto due mesi in città,
sviluppando il progetto che lo ha condotto alla realizzazione del progetto
“Open studio” per la Sala degli Archi – Fortezza Nuova di Livorno.
Manieri ci racconta la genesi del
progetto, l’esperienza in città, il rapporto con le persone e sopratutto con
gli spazi, i monumenti storici e il paesaggio. Sceglie di mostrare due
strutture architettoniche paradossalmente invisibili, in quanto per posizione
urbanistica perfettamente visibili nel quotidiano dei cittadini.
Realizzati in
momenti diversi, con differenti finalità le Terme
del Corallo e il Monumento a Ciano sono in questo progetto fotografico
perfettamente sovrapponibili nel loro degrado. Unendo in un unico lavoro due
monumenti molto diversi per storia e stile, finalità e percezione Manieri pone
in evidenza un tratto significativo del nostro rapporto con la storia. Persa la monumentalità, la magnificenza ciò
che resta è una edificio abbandonato. Non
assurgono neppure a dignità di rovina. Sono lì, e basta.
T. R.M. Quello che vedete in
questo progetto sono le Terme del corallo e il Monumento
a Ciano. Metterli insieme non è stato facile. Ma quello che deve
saltare fuori da questo lavoro è che sono due luoghi identici, tra l’uno è
l’altro non c’è niente di differente, perchè rappresentano la nostra psiche rispetto alla memoria collettiva. Sono
la nostra memoria. Dovrebbero rappresentare la nostra memoria, ma stanno
correndo il rischio di non averne più.
Presentare le Terme del corallo e
il Monumento a Ciano è un espediente, perchè girando in città li ho trovati
perfettamente sovrapponibili. Oltre all’abbandono fisico evidente è l’abbandono
di visione che si ha di questi luoghi. In fondo li si vede tutti i giorni. Sopra
le Terme del corallo è stato costruito
il cavalcavia, c’è la fila tutti i giorni, dalle cinque alle sette, tutti
guardano sotto. Il Monumento a Ciano
l’ho scoperto chiaccherando con un ragazzo che fa l’Accademia Navale, ho scoperto essere un punto per le misurazioni a mare. Lo si vede da
Antignano, non puoi non vederlo, come le Terme del Corallo, è un punto fermo.
E’ un luogo che serve,come dovrebbe essere e invece non lo so quanto sia vero,
sono luoghi nei quali la nostra memoria si sta perdendo. Traspare anche dalle
immagini, le si guarda con occhio malinconico, con tristezza.
Questi due luoghi sono la metafora
della psiche umana e se così si può dire “l’italianità vista dall’interno”.
E’ un po’ sancitorio, ma riflettevo su questa cosa, questa l’esperienza della
nostra storia.
A.R.C. C’è in queste foto qualcosa
di standardizzato, ricordano incisioni raffiguranti monumenti classici, disegni
di elementi architettonici. Un aspetto accademico rigoroso.
T.R.M. L’utilizzo della luce
che faccio è sempre uno scavo nella pittura del Seicento, poi in questi luoghi
qui una visione classica per me era necessaria. Lo sguardo tende a rendere
sempre lo stesso cliché. Questo stereotipo mi serviva per rendere questi luoghi
noiosamente uguali, perchè noiosamente uguali sono.
Ho realizzato tutto il lavoro in banco
ottico. Non l’avevo mai utilizzato, perchè non ne avevo mai sentito la
necessità, ho sempre lavorato in pellicola.
Quando ho visto questi luoghi ho iniziato a fotografarli con i miei mezzi
soliti, mi sono reso conto che non bastava, ho sentito il bisogno di utilizzare
un metodo di lavoro che rispettasse la loro solennità.
Quel modo di guardare mi è servito: linee
molto precise, un significato istantaneo.
Non c’è più il fasto delle terme
liberty inaugurate dal re. Il monumento
a Ciano invece è un monumento che non si è mai compiuto, quindi sono due
cose completamente diverse nella loro intenzione e nella loro storia vissuta,
ma quello che realmente resta è la medesima cosa.
A.R.C. Per contrasto il tuo lavoro
mi ha fatto pensare all’ ”Incompiuto siciliano” di Gabriele Basilico. Là dove
lo spreco e il malaffare genera opere non finite che diventano presto rovine,
tu poni l’attenzione su l’abbandono di architetture che a vario titolo sono state
monumenti.
Ti ringrazio per il paragone a Basilico.
Per me non è solo l’incompiuto ma un incompiuto che si somma ad un’incompiutezza contemporanea, questi
monumenti non assurgono più a memoria collettiva. Questi luoghi devono
ricordare qualcosa. In realtà scompaiono,
in qualche modo perdono la loro funzione.
A.R.C. Quali differenze ci sono
tra le foto e il video?
Per le foto ho usato il bianco e nero e linee molto precise, un
significato istantaneo.
Il video al contrario è a colori, alcune linee sono cadenti. E’ il “qui e
ora”, sta accadendo, sono quasi dieci minuti in un luogo dove non accade in
realtà nulla, c’è il vento che muove qualche fronda e queste gocce che cadono
incessantemente, senza sosta. E’ un luogo dove succedono un sacco di cose ma in
fin dei conti non cambia mai nulla.
A.R.C. Come nasce la scelta della
fotografia come mezzo, prima dicevi che sei arrivato all’arte relativamente
tardi, volevi fare il giornalista. Raccontami di questo scelta.
T.R.M. Quello che
effettivamente a me interessa, che ha cominciato ad interessarmi già durante il
Master a Modena sono i luoghi limite. Lo scorso anno, alla fine del corso, ho
presentato un lavoro sui calanchi, che sono anch’essi un luogo limite, dopo di
che sono arrivato a Cromond Island,
ad Edimburgo per una residenza in collaborazione con il Centro di Fotografia
che si chiama Stills Gallery. La mia attenzione hai iniziato a concentrarsi su questi
temi.
Il giornalismo, non c’è molta differenza: è andare a cercare dei
significati nella storia. Faccio sempre quello, mostro qualcosa. E’ l’immagine
che parla per me, poi se ne può discutere per giorni.
La fotografia, è capitato. Ho iniziato tardi ad occuparmi di fotografia,
nel senso di utilizzare il mezzo in modo critico, per così dire, a guardare il
mondo per fare esperienza. Negli ultimi tre anni la mia attenzione ha iniziato
a concentrarsi su questi posti che sono paesaggio, ma non solo.
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