Una
data canonica come il natale, la festa della mamma, ferragosto.
I
riti collettivi hanno bisogno di gruppo sociale che vi partecipi e una giornata
dedicata. Trovarci tutti assieme nello stesso luogo, nello stesso tempo.
E’
consuetudine ritualizzare una giornata importante, come andare al mare il 15 agosto.
Ho chiesto ad alcuni artisti di scrivere qualcosa sul contemporaneo e inviare l’immagine di un'opera. Condividerò con loro questa giornata, qui sul blog de La Gioconda Errante.
Ho chiesto ad alcuni artisti di scrivere qualcosa sul contemporaneo e inviare l’immagine di un'opera. Condividerò con loro questa giornata, qui sul blog de La Gioconda Errante.
Afferrare
il senso del presente mentre lo si vive è frutto di una operazione complessa,
collettiva e non casuale. Come dice il Dottor Who "Il tempo va guardato
con la coda dell'occhio, e fuori dalla cornice".
Come
è evidente, non ci sarà il consueto rito del buffet. Naturalmente, se i
visitatori del post volessero bere una birra e mangiare patatine, la cosa non
verrà considerata sconveniente.
Io
andrò a vedere una mostra.
Questa
è la nostra Giornata del Contemporaneo.
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Giusy Calia, Alchimie dell'immagine, 2014, foto digitale, dim. estensibile |
Due eventi -due tempi che si
sovrappongono-due istanti in cui passato e presente si incrociano. Molti di
questi momenti ripetono la sequenza affettiva del sentire. -Diventano luoghi
di riflessione– spazio occupato da chi c’era in precedenza e poi è andato via.
Hanno usurpato una superficie bianca con altre tracce– la distanza minima tra presenza e assenza-.
Rinnovare continuamente la superficie delle modalità espressive.
Rinnovare continuamente la superficie delle modalità espressive.
La
dimensione del tempo non coincide con la vibrazione del presente – è un attimo
fa che è ormai passato. Interrogazione errante la mia– riflessione speculare
sulla parola e sul suo più intimo significato. Non ri-trovo i tratti della mia
visione- non mi conformo con la parola scritta- non mi corrisponde la
sillabazione. Sono non contemporanea a me – non mi riconosco nello spazio della
rivelazione –forse l’immagine può parlare– la parola contemporanea(mente)- almeno
per me- (di questo qui e ora) deve Tacere. (Giusy
Calia)
Roberto Cascone -
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Roberto Cascone, Amore perduto, 1991, cristallo fumeè, assorbenti igienici, silicone |
Riflettendo sul mio percorso
artistico fallimentare, recentemente ho maturato l'idea che era inevitabile:
l'opera, per esempio, per me ha solo la funzione di favorire relazioni umane,
non di avere una vita propria. Per questo il mio stile, confuso e schizoide,
cambia e ritorna, a seconda delle situazioni. In altre parole la mia relativa
irriconoscibilità riflette la mia personalità in maniera funzionale e
"terapeutica", proprio perchè al centro del lavoro non c'è l'opera
(che in altre parole è un involucro che funge da pretesto per entrare in
rapporto col mondo, per esempio per sentirmi meno solo), ma ci sono io. Anche
per questo non ho avuto successo, nè, quasi certamente, ne avrò mai. Infatti
avrei dovuto essere me stesso senza cambiare. E ciò non era possibile.
(Roberto Cascone)
(Roberto Cascone)
Armando Fanelli -
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Armando Fanelli, in-out, 2010, stampa fotografica su dibond cm90x120cm |
Nel mio viaggio sorvolo il caos del presente, sorvolo le identità
codificate e dimenticate in archivi mobili, sorvolo i quintali di immagini che
invadono la comunicazione e mi fermo dove mi accorgo, con un’attenta selezione,
della presenza dell’ Arte Contemporanea.
Suggestioni, emozioni, stimoli e riflessioni, pugni nello stomaco, colori, forme e armonie che rendono le opere indimenticabili. La fruizione però completamente contaminata dalle soluzioni web.
Interi musei che si visitano on line, la visibilità che diventa social, fiere e concorsi digitali dove inviare i lavori con le distanze ormai dimenticate sotto il colpo di qualche clik; inizio così a pensare che questo nuovo equilibrio ha bisogno di una nuova etimologia. Ed ecco che “arte contemporanea” mi sembra poco adatto a come è in continua evoluzione l’uomo e la sua espressività. Personalmente, utilizzando per lo più il linguaggio video, senza tecnologia sarei come un primitivo senza ruota, sarei fermo.
Suggestioni, emozioni, stimoli e riflessioni, pugni nello stomaco, colori, forme e armonie che rendono le opere indimenticabili. La fruizione però completamente contaminata dalle soluzioni web.
Interi musei che si visitano on line, la visibilità che diventa social, fiere e concorsi digitali dove inviare i lavori con le distanze ormai dimenticate sotto il colpo di qualche clik; inizio così a pensare che questo nuovo equilibrio ha bisogno di una nuova etimologia. Ed ecco che “arte contemporanea” mi sembra poco adatto a come è in continua evoluzione l’uomo e la sua espressività. Personalmente, utilizzando per lo più il linguaggio video, senza tecnologia sarei come un primitivo senza ruota, sarei fermo.
Il dinamico
cambiamento del nuovo mondo comporta innovazione e cultura, il tutto a una
vorace velocità a cui difficilmente si riesce a star dietro, ma non è detto che
non ci si possa provare. La tecnologia insita alla base di questa evoluzione,
bene e male che sia, ci costringe a rivedere la nostra conoscenza e a
riflettere sul nostro creare.
Insomma, se
100 anni fa era contemporaneo un
Duchamp, oggi credo sia “………….……” (termine
da coniare) un lavoro di un artista vivente. (Armando Fanelli)
Gavino Ganau -
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Gavino Ganau, 500 milioni di anni luce da un altro pianeta, 2014, acrilico su tela, 50 X 210 cm.
|
Panorama flessibile,
I'orizzonte contemporaneo ci offre uno scenario sociale ed economico
estremamente contraddittorio, spesso insicuro, a volte eccitante: spazio
deideologizzato che rompe alcune rigidità, ne afferma altre e tenta
d'incanalarci verso una smodata attività di consumo. I confini dell'arte, di
tutto, si fanno sempre più labili, il processo liberatorio (ma anche
ironicamente critico) di Duchamp si è moltiplicato e ingigantito nella prassi
bulimica della nostra epoca, fortunatamente in un non dimenticato, perenne
cercare che fa, a volte, la grandezza dell'uomo. (Gavino Ganau)
David Liver -
Mi
pare che con il contemporaneo ci si possa riferire al tempo della soggettività.
All' unico tempo nel quale il soggettivo esiste semplicemente per quello che é,
a monte di qualsiasi metabolismo e dove le connessioni mnemoniche sono
perfettamente libere e ai margini del tempo. (David Liver)
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CRISIS WHAT CRISIS, 2012, Solo Show, Paris
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Simone Loi -
Simone Loi, METACITY, 2012, video installazione, 16/9, 3,55 mn,
In una piazza tre ragazze passeggiavano e tutte e tre
scrivevano sul cellulare senza parlarsi ma tenendosi per mano... come dire
stiamo vicine ma siamo distanti le une dalle altre. Nella sua semplicità
quell’immagine mi ha particolarmente colpito. Allora ho pensato a come le
relazioni tra le persone stiano cambiando profondamente: nei luoghi pubblici,
nelle piazze, negli autobus, anche tra amici ci si ritrova ad essere vicini ma
distanti, ognuno preso da cosa succede online senza rendersi conto di essere
offline per chi si ha affianco.
Questo isolamento determina un non-spazio intorno all’individuo, o meglio un’architettura invisibile che divide e separa le persone. L’intimità di questo spazio sta divenendo sempre più importante, assumendo delle connotazioni quasi sacre ed inviolabili, in quanto determina una sorta di seconda “casa” che ci consente di disconnetterci dal mondo circostante.
Questo isolamento determina un non-spazio intorno all’individuo, o meglio un’architettura invisibile che divide e separa le persone. L’intimità di questo spazio sta divenendo sempre più importante, assumendo delle connotazioni quasi sacre ed inviolabili, in quanto determina una sorta di seconda “casa” che ci consente di disconnetterci dal mondo circostante.
Il video METACITY parla dell’isolamento del navigatore connesso
alla rete, dove i pezzi del computer diventano zattere o piccole piazze alla
deriva in una visione metaforica della nuova realtà. Nasce così un viaggio
verso un ALTROVE fatto di vestigia di tecnologia obsoleta. In questo non-luogo
dialogano primati, simbolo del potenziale evolutivo umano e allo stesso tempo
visione sarcastica di un certo modo comune di lasciarsi rincoglionire dai vari
network.
In METACITY c’è solitudine e alienazione, ma anche infinite possibilità di creare collettivamente e partecipare di un TUTTO che non deve prescindere dal nostro quotidiano. (Simone Loi)
Sabrina Muzi-
Sabrina Muzi con la personale "Pratica naturale" è CONTEMPORANEAMENTE nello spazio Sensus, in Viale Gramsci, 42 a Firenze, dall'11 ottobre all'8 novembre 2014. (Nota redazionale)
In METACITY c’è solitudine e alienazione, ma anche infinite possibilità di creare collettivamente e partecipare di un TUTTO che non deve prescindere dal nostro quotidiano. (Simone Loi)
Sabrina Muzi-
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Sabrina Muzi, Amuleti, 2013, polvere di spezie, - personale, Firenze |
Gianni Nieddu-
Le ho sempre sotto gli occhi.
Plumiers le chiamano i francesi, le scatole portapenne.
Le riempio di matite, pennini ma anche spilli, puntine e plastilina.
Mettono ordine sul mio tavolo.
Mi piace aprirle, far scorrere il legno lungo il binario
anche se non devo prendere niente.
Ne ho diciotto e ho deciso un cambio di destinazione d'uso.
Dipinte di bianco sono sale d'attesa, ritirate [...]
Iniziavo così la presentazione, brevissima, di un mio recente lavoro.
Mi autocito per comodità, per descrivere come può nascere un'opera.
Utilizzo le cose che mi stanno vicino, che riconosco.

Giocare un po', essere leggeri e ironici, confidando in retrogusti più
profondi.
Non so se sia poco contemporaneo non pensare ai contemporanei, non mi
chiedo perchè faccio un determinato lavoro e non penso a chi lo vedrà. Lo
faccio per me e se mi diverte farlo vuol dire che va bene così. (Gianni Nieddu)
Coincidenze, 2012, inchiostro e cementite
su legno, cm 7 x 23 x 8
Stefano
Serusi, Privato, 2014, dorsi adesivi
per raccoglitori, dimensioni variabili.
Collezione Museo d'Arte Contemporanea
di Lissone
Contemporaneo è per me quanto visivamente connota un'epoca,
l'insieme disordinato di frammenti che vagando nell'aria spargono una nuova
idea, un nuovo immaginario che investe cose già esistenti e prima riferite ad
un altro immaginario, ad un'altra idea. Contemporaneo è anche una moda, bisogna quindi stare attenti che
questi frammenti non ci raggiungano troppo tardi, e li si prenda in
considerazione quando altri li abbiano già ampiamente discussi e consumati.
Perché questo è la moda: essere alla
moda di un secolo fa è ironico, essere alla moda di tre anni fa è triste.
(Stefano Serusi)
(Stefano Serusi)
Certo l’arte, forse mai come
ai nostri tempi, gode di una libertà espressiva senza limiti e questo, sebbene
sia un fatto largamente positivo, rende nulla la possibilità di rompere gli
schemi, fare tabula rasa rispetto alla situazione corrente. Viene in mente
Zenone con il paradosso della freccia: una freccia scoccata dall’arco è ferma
in ciascuno dei luoghi in cui viene a trovarsi, perciò da una somma di stati
immobili non si può produrre movimento, per cui il suo moto è solo apparente.
Nei
miei ultimi lavori e nella serie di Esercizi
di stile, ho voluto volgere lo sguardo al passato, riflettere sull’arte,
guardare opere di artisti e artigiani consolidati, visti ormai come pietre
miliari.
Mi
impegno in una sorta di “ritorno all’ordine”, dove l’esempio aulico mi
riconcilia e connette con il ruolo d’artista contemporaneo, illudendomi di
creare un altro paradosso: cercare di guadagnare terreno facendo passi
indietro! (Josephine Sassu)
молекула (Molecola) - video
(Marcello Scalas)
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Gianfranco Setzu, in-bilico, 2014, grafica digitale |
Contemporaneamente
a quello che sono io qui ora, ci sono tantissimi altri modi di essere
contemporanei. Adesso. (Gianfranco Setzu)
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Giulia Sini, Kappa soleva rampare, 2014, collage/pittura digitale e 3D, stampato e incerato |
Ero molto preoccupata, qualche
anno fa, quando il mio bislacco computer di allora rovinava qualunque file
immagine salvassi. Ore e ore di lavoro, chiudevo, riaprivo e almeno un suo
terzo aveva cambiato colore, si era spostato, riempito di quadretti fucsia.
Puntini fantasma apparivano e scomparivano mentre tentavo di ripristinare
l'aspetto originale dell'immagine, riparandola.
Quando,
da poco, un nuovo lavoro una mattina mi ha presentato 4 occhi, ero contenta che
avesse preso l'iniziativa di cambiare i suoi tratti per somigliare di più a
come si sentiva.
Ero
molto preoccupata, qualche anno fa, quando i miei pargoli in cartapesta, dopo
un po' di tempo dalla nascita, iniziavano a presentare i primi attacchi di
parassiti. Era impossibile fermarli, nonostante le cure. Erano destinati a
scomparire anche loro. In pratica non si sarebbe salvato niente. Elaborazioni
lunghe per vite relativamente effimere, accumuli provvisori, dipartite
premature.
Quest'inverno
ho salutato i bambini di Zoona, avevano compiuto 14 anni ed erano già morti da
tempo dentro la plastica che li proteggeva. Conservo i loro grembiulini neri e
ogni tanto guardo affettuosamente le loro foto. (Giulia Sini)
CONTEMPORANEAMENTE
(10^ Giornata del Contemporaneo irregolare)
Catalogo Versione PDF
Catalogo Versione ISSUU
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