Un'esperienza che facciamo delle
immagini comunemente con lo smartphone è quella dello scatto indimenticabile da
condividere immediatamente in rete, l'altra è l'accumulo di foto realizzate
compulsivamente e abbandonate in cartelle virtuali che
probabilmente non riapriremo mai.
Dalle
18.50 alle 19.54: un'ora di Milano è un progetto nato
dalla riflessione sul tempo come compulsione.
<<Questo progetto non solo
cattura momenti specifici, ma invita a una riflessione più profonda,
trasformando l'ossessione per il tempo in consapevolezza del suo
valore.>>
In poco meno di un’ora, mentre si
reca ad un appuntamento con l’amico fotografo Maurizio e Giusy, la sua migliore
amica, Antonio scatta immagini di luoghi iconici, riconoscibili in quella che è
nell' immaginario la Milano instagrammabile. Per l’occasione indossa le vesti
del turista vorace e prima che il tempo finisca, in pochi minuti cattura istanti, accumula
scatti e immagini di vite, luoghi riconoscibili e iconici di
una città frenetica, quasi potesse davvero chiuderla in quel piccolo spazio.
<<Il nostro tempo è spesso
scandito dalla frenesia di come impiegarlo, evitando di sprecarlo e cercando di
farlo fruttare al massimo, fino a volerlo monetizzare.>>
Monetizzare il tempo, il più noto
luogo comune della città meneghina, in parte verità, in parte leggenda. Antonio
prova a dargli una forma visiva in una contraddizione tra frenesia e lentezza,
tra il tentativo di prendersi tempo e lasciarsi prendere dal tempo, attivando
una contraddizione: sfruttare al massimo il tempo che si è concesso, quell'ora
scarsa del titolo e, non volerlo sprecare.
<<Ha dedicato un'ora, dalle
18.50 alle 19.54, a scattare, correggere e post produrre le immagini realizzate
in quel breve lasso di tempo. Il progetto ha come soggetto persone e luoghi in
giro per Milano, catturando la vibrante quotidianità della città.>>
Nel precedente progetto A Different Point Of View, presentato
nel 2022 alla 17TH edizione del PHOTOFESTIVAL, nello spazio Kryptos a Milano,
Sotgiu aveva scelto ancora una volta lo smartphone per condurci in un mondo ad
alto contenuto estetico e raccontarci il suo punto di vista sulla costruzione
dell’immagine femminile e la realtà del femminile. Il punto di vista di chi
lavora nella moda è ne conosce tutte le dinamiche.
Anche questa volta attiva il
punto di vista di chi conosce bene cosa sceglie di mostrare. Dalle 18.50 alle 19.54: un'ora di Milano,
racconta le persone, i luoghi, la città, soprattutto racconta sé stesso e il
suo sguardo sulla città.
Chi non è mai stato a Milano può riconoscere nelle immagini i tratti distintivi della città, i suoi monumenti, poiché introiettati, in quello che Walter Benjamin ha definito "inconscio collettivo", una costruzione artificiale data dalla visione di immagini fotografiche e cinematografiche, divenute familiari.
Da un punto di vista
stilistico Antonio sceglie di utilizzare i bianchi e neri di Henri
Cartier-Bresson e per contrasto il cromatismo Pop di David La Chapelle,
affiancando così ancora una volta i frammenti di una contraddizione:
l'immediatezza dello scatto in b/n, una sorta di realismo per convenzione e i
colori sgargianti, la teatralità barocca, la post produzione. Il tutto
confluisce nel suo personale linguaggio narrativo, in quelli che definisce
"collage": dittici o trittici di scatti associati per contrasto o
analogie, una sorta di piccole narrazioni, parte fondamentale del suo modo di
guardare e raccontare.
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