Intervista a Lino Rosetti Presidente Marche Centro d’Arte
A.R.C – Come nasce la struttura organizzativa Marche Centro d’Arte?
L.R. – Marche Centro d’Arte è nato quattro anni fa, da un’intuizione. L’intuizione che l’arte e i suoi riti possono essere un’elemento aggregante del territorio, e su questa idea - io che non vengo dal mondo dell’arte, sono un’ingegnere- ho messo insieme chi si occupava d’arte ai giusti livelli, parlo di Franco Marconi, il gallerista della Galleria Marconi.
Per un progetto importante avevamo bisogno di un luogo importante, la galleria è un bello spazio ma l’dea era che la parte visibile di Marche Centro d’Arte fosse un Expo d’arte contemporanea, una collettiva periodica. Ogni anno, mediamente abbiamo messo insieme trenta-quaranta artisti provenienti da tutt’Italia e dall’estero, quindi avevamo bisogno di uno spazio importante, così ho individuato tra i partner il proprietario di un Multisala, il PalaRiviera di San Benedetto del Tronto. Gli ho proposto questo progetto. Avevamo bisogno di uno spazio, Franco Calabresi ce l’ha messo; avevamo bisogno di una strategia, sono arrivato io e ce l’ho messa; avevamo bisogno di un direttore artistico, che ci consentisse di usare l’arte e i suoi riti per aggregare sul territorio e c’era Franco Marconi, con l’esperienza ventennale della Galleria Marconi.
A.R.C – Come avete iniziato?
L.R. - I primi tre anni Expo Arte Contemporanea si svolgeva nei mesi di luglio e agosto. Per partire, per vincere lo spunto, dato che le amministrazioni fanno fatica a riconoscere i fenomeni in culla, abbiamo rispolverato l’idea del mecenate e abbiamo individuato sul territorio quelli che abbiamo chiamato “adottanti artistici”. Tre categorie di “adottanti artistici” che ci hanno dato una mano per partire: chi ci ha dato il denaro, chi ci ha dato i servizi, chi ci ha sostenuto con la propria notorietà sottoscrivendo il progetto.
A.R.C – Cosa c’è nel futuro di Marche Centro d’Arte. Come pensate di procedere?
L.R. – Questi primi anni sono serviti a capire se l’idea progetto resisteva alle difficoltà. Alla fine del terzo anno abbiamo capito che vale la pena portarla avanti e abbiamo creato un secondo progetto per i prossimi tre anni, dove dobbiamo sostanziare il nome che abbiamo dato al progetto, quindi costruire una struttura che sia regionale in forma liquida. Che ci siano tanti nuclei di Marche Centro d’arte, che operino in una logica comune, di cui noi ci riserviamo la direzione artistica e la strategia, ma che sia regionale.

Abbiamo costruito un
progetto su tre piani paralleli: Il piano artistico con un sistema di mostre
che si è svolto da maggio a giugno in contemporanea, in tutti gli spazi; quello
scolastico, che ha coinvolto gli Istituti Comprensivi del territorio per un totale
di diecimila studenti, con dei laboratori che hanno prodotto elaborati esposti
in un altro spazio, al margine di un convegno sulla creatività.
Il terzo piano è quello
del territorio. Ognuno di questi comuni ha sviluppato un tema che li
caratterizza più di altri. A Monteprandone, partendo dal Santuario dedicato a
Giacomo della Marca, è stato assegnato il tema della spiritualità; Offida il
tema enogastronomico (ospitano l’enoteca regionale); Cupra Marittima il tema
archeologico. C’è un Parco Archeologico importante, un Museo e, non meno
importante, un archeoclub che opera sul territorio da quarant’anni; a San
Benedetto il turismo. Ogni centro ha sviluppato degli eventi. Questo ha creato
un turismo a chilometro zero, uno scambio di reciproca accoglienza. L’obiettivo
era quello di aggregare. Questi tre piani vanno immaginati come tre lamelle
sottili parallele fra di loro, che vibrando sono andate in risonanza e hanno
creato questa armonia.
ARC
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