Polittico Rosso come Blu, da Rosso Fiorentino, 2024, stampa digitale su forex montata su legno, cm 150x240 |
Non siamo artisti siamo ferrovieri, Ponte Nossa, (BG), 1992 |
Audio dal video
- …
qualsivoglia nazione, levantini, e ponentini spagnoli, portoghesi, greci,
tedeschi & italiani, ebrei, turchi, e mori, armeni, persiani, e altri
saluto …
SB Ce l' avevi?
FS – E’ quello delle
teste?
RDP – No! Questo è Stalker
ARC – E’ il 2003.
FS – Infatti vedevo che
siamo giovani.
ARC – Qui leggete le leggi Livornine.
Audio dal video - … Concediamo a tutti i Magistrati,
Governatori, Commissari, Capitani, Vicari, Potestà, Rettori, Generali,
Ammiragli, Colonnelli, Capitani di Galera, [Ferrovieri] e altri ufficiali di
terra, di mare degli stati nostri …
ARC – Peccato, solo questo pezzettino. Vediamo il successivo.
Facciamo partire il secondo video.
Festa della Toscana, 2009, Livorno |
ARC - Lo avete fatto di notte?
FS – No, era al
tramonto, era il 30 Novembre. Qui si controllano i biglietti.
ARC – Era il battello
turistico che fa il giro dei Fossi? Ma i turisti sapevano della vostra
presenza?
FS – Sì, sapevano che ci
sarebbe stata una performance ma non sapevano cosa.
Il video scorre, i due ferrovieri non-artisti chiedono il biglietto ai
turisti e obliterano con una vecchia vidimatrice ferroviaria. La guida, Sandro
Bottari, racconta la storia della città mentre si passa di fronte alla Fortezza
Nuova, poi sotto il Voltone (Piazza della Repubblica) si supera il canale e si
arriva al quartiere Ovosodo, infine al Fosso Reale sotto il Mercato Centrale,
dove la leggenda dice che Modigliani abbia gettato le famose sculture.
Festa della Toscana, 2009, Livorno |
ARC – Eri tu la guida?
SB – Sì
ARC - La cooperativa per cui lavoravi sapeva della performance o è stata
una zingarata?
SB – No, no era tutto
organizzato. Io allora facevo le visite guidate sui battelli con la cooperativa
Amaranta. Era la festa della Toscana.
Audio dal video
– (…)
Siamo nel quartiere di Ovosodo (…) un artista nato e cresciuto a Livorno,
andato a Parigi all’inizio del Novecento, Amedeo Modigliani (…) questa zona dei
canali è finita sotto i riflettori all’inizio degli anni Ottanta quando in
questa zona, tra il Mercato Centrale e le scuola Benci, vennero ripescate con
una draga delle teste (…)
Ci raggiungono in Studio Enrico Vezzi e Eva Sauer. Sono qui per la
mostra di Raffaele Di Vaia. Per qualche minuto ci fanno compagnia e guardano
con noi un frammento del video.
Festa della Toscana, 2009, Livorno |
EV – C’eri anche tu?
SB – Io facevo la
visita guidata, lavoravo sul battello.
EV – Ah ci lavoravi
proprio.
SB – Sì, sì. Per le
scuole, per i turisti. Questo è un video del 2009. Una percorso che facemmo nei
fossi con I Santini Del Prete. Quando
arrivammo al fosso dove Modigliani si dice abbia gettato le teste, loro
gettarono delle teste in divisa da ferrovieri…
FS – Noi le avevamo
gettate prima, poi arrivati lì si ripescavano, una venne su, ma l’altra rimase
incastrata, non riuscimmo a tirarla su.
RDP – Chi lo fece questo
video?
SB – Mauro (N.d.R.
Andreani)
Arriviamo al momento in cui Franco e Raimondo tirano su le due
sculture.
Festa della Toscana, 2009, Livorno |
ARC – Fino a quel momento dove le avevate tenute? Erano sulla barca con
voi?
FS – No, non erano sulla
barca, le avevamo messe giù un’ora prima, poi quando siamo arrivati lì, abbiamo
ripreso la corda e le abbiamo tirate su.
EV – Di che materiale
sono?
RDP – Dei calchi di
cemento.
FS – Una veniva su,
l’altra non c’era verso. A quel punto lì, abbiamo buttato giù anche
quell’altra.
EV – E, sono sempre lì?
FS – Quelle di
Modigliani no, ma le nostre ci sono ancora.
ARC – Comunque in cemento
in acqua reggono, saranno sporche…
RDP – Erano dipinte…
FS – Il colore sarà
andato via…
EV - Erano colorate?
RDP – Sì.
SB – Qua, abbiamo
rischiato di finire nei fossi, perché ci siamo spostati tutti su un lato della
barca…
EV - Ripescarle non era
facile…
FS – C’era la corda,
c’era solo da tirarle su, solo che una non ci fu verso, non venne su…
ARC – Qualche bicicletta…
FS – Eccola, una la
presi…
RDP – Qual era? La mia o
la tua?
FS – La mia.
EV – Erano
bidimensionali?
FS – Era un pannello di
cemento, bello pesante.
Riconosciamo le fattezze. Quella tirata su è la testa con cappello da
ferroviere di Raimondo Del Prete.
FS – Sei te, sei te, non sono io…
Festa della Toscana, 2009, Livorno |
Il video termina con il battello che va verso il mare e la “ciurma”
canta Madame Sitrì (Bella Livorno) di
Bobo Rondelli (…) viaggio d’andata, senza
ritorno, bella Livorno, mi fermo qui (…)
Riprendiamo a conversare con Franco e Raimondo mentre Sandro, Eva ed
Enrico nell’altra stanza guardano la mostra.
ARC – Quando avete iniziato con la
Mail art?
FS – Io ho cominciato
nell’86.
RDP – Io l’anno dopo.
con Enrico Baj e Dario Fo, Ravenna, 1999 |
ARC – Come è stata la scoperta?
FS – Leggendo un libro
di Baj Impariamo la pittura, c’era un
capitolo che parlava della Mail art. Così ho cominciato.
ARC – Raimondo, tu ci sei arrivato l’anno dopo. Cosa facevi?
RDP – Io ho cominciato a
dipingere. Appena sposato sono arrivato in Toscana, mi pare che mia moglie mi
abbia regalato dei colori. Il primo contatto fu ad una Festa dell’Unità a Vada, una mostra di pittura. Per me è sempre
stato importante il colore. Non tanto il disegno, perché non ho mai saputo
disegnare.
ARC – La Mail art vi ha salvato da percorsi
standardizzati.
FS – La Mail art ci ha
messo in contatto con artisti di tutto il mondo.
RDP – Il cardine della
Mail art è la creatività diffusa, senza giuria, senza discorsi economici:
nessuno compra e nessuno vende.
FS – E, poi si fanno i
progetti. Abbiamo partecipato a tantissimi progetti. Anche questo è un modo per
farsi vedere, perché le mostre di Mail
art vengono organizzate in tutto il mondo a Tokio, a New York, piccole
mostre però significative.
RDP – Gianni Broi, un
artista sardo che viveva a Firenze organizzò negli anni Novanta una grande
mostra di Mail art agli Uffizi, alle
Reali Poste degli Uffizi, che finanziò il catalogo.
ARC – E, le performance?
RDP – Nel circuito
della Mail art, agli inizi degli anni Novanta, c’erano degli incontri,
congressi dove questi mail artisti, dopo che si erano scambiati, magari per
anni, arte postale, sentivano la necessità di incontrarsi e agli incontri
venivano fuori delle performance. Ognuno faceva qualcosa. C’era chi faceva solo
il timbro delle cartoline, chi faceva delle vere e proprie performance. A noi è
venuta l’idea di presentarci come ferrovieri non-artisti.
FS – E’ stato un caso.
Lui disse: <<mettiamoci la divisa>> <<e, sì la
divisa!>> Invece quando poi ci siamo messi la divisa abbiamo visto che
funzionava.
ARC – La divisa sublima.
RDP – Non ci riconoscono
mai quando siamo senza.
ARC – Lo capisco, io ho impiegato un po’ a riconoscervi senza divisa.
Tra l’altro la divisa vi ha iconicizzato e reso replicabili.
FS – E’ una fortuna
questa. Perché qualunque artista deve trovare una sua identità, per noi è stato
facilissimo. L’identità ce l’avevamo prima di cominciare.
RDP – La Mail art ci ha dato tanto. Uno dei
cardini è la creatività diffusa e quindi lo scambio orizzontale, senza
gerarchie, anche se ci sono artisti famosi che l’hanno fatta; Beuys, Baj.
FS - Noi abbiamo
conosciuto Shōzō, Baj, Pablo Echaurren, decine e decine di artisti.
RDP – Vedi, in certe
mostre di Mail art c’è sempre
l’artista famoso che manda l’operina, la fotocopia.
FS – Per me è stato
uguale. Anche se sono stato appassionato dall’arte sin da quando ero bimbo.
L’arte non era una cosa sconosciuta.
ARC – Voi avete la capacità di affrontare temi importanti con
leggerezza ed allegria, che non è superficialità.
RDP – Suscitiamo sempre
grandi sorrisi. Ma ricordiamo sempre che viaggiamo sul confine nebuloso tra
arte e non arte. Poi siamo in due, tra noi c’è una dialettica interna,
qualsiasi cosa fai è sempre il frutto di una dialettica. Abbiamo fatto
installazioni, performance, video ma soprattutto giocato e questo è il binario
che abbiamo seguito.
Guardiamo il DVD realizzato per i venticinque anni.
ARC - Qui dove
siete?
FS – Nell’archivio di
Carlo Palli.
RDP – Abbiamo sparso in
giro un po’ delle nostre cose.
Le origini.
FS - Come I Santini Del Prete abbiamo iniziato nel
1992, infatti sono 25 anni. Ci interessavamo d’arte anche prima, io mi
interessavo molto di fotografia prima di darmi alla Mail art, poi con la Mail
art ci siamo conosciuti e applicati, in una delle escursioni quando altri
artisti della Mail art facevano delle performance abbiamo deciso di fare anche
noi la nostra performance.
RDP – Però un pochino
sapevo cantare.
FS - Raimondo sapeva
cantare e abbiamo cantato la nostra poetica Non
siamo artisti, siamo ferrovieri.
FS - Livorno e Napoli sono due città di porto, due città disordinate,
sguaiate, allegre quindi ci siamo trovati subito come caratteri.
FS - RDP – Abbiamo cominciato per divertimento e ci divertiamo ancora.
scansione da catalogo, I Santini Del Prete 25 anni di non-Arte, p.48 |
Sullo schermo compare il numero di Flash Art con I Santini Del Prete in copertina, l’azione al Flash Art Museum di Palazzo Lucarini, l’opera che inviarono per il concorso per cui vinsero.
Video I Santini Del Prete al Mare
I Santini Del Prete sono in mare, frame da video, 2010 |
Sullo schermo scorre la performance
La non arte è … Bolle di sapone Eraldo Ridi e I Santini Del Prete, Galleria Placentia, Piacenza 1998.
La non arte è … Bolle di sapone Eraldo Ridi e I Santini Del Prete, Galleria Placentia, Piacenza, 1998 |
RDP – Tutto il nostro
lavoro è sull’immagine di ferrovieri intrufolati tra gli artisti. Siccome a me
piace “inguacchiare” in napoletano vuol dire imbrattare, scarabocchiare, spesso
dipingo, “Inguacchio” su I Santini Del
Prete, la nostra immagine l’ho fatta sui cartoni della pizza, sugli orari
ferroviari, sulle tele, sulla carta.
Discendenze.
FS - Noi siamo figli di Beuys, Nipoti di Duchamp. Tra l’altro Beuys è nato
lo stesso anno del mio vero babbo. Beuys diceva che tutti sono artisti e noi
abbiamo sposato appieno questa filosofia.
RDP - Diciamo che abbiamo ampliato il concetto, perché siamo tutti
non-artisti. Essere non-artisti supera, prescinde dal riconoscimento da parte
degli altri, persegue soltanto la necessità di esprimersi e di creare, che per
noi è una necessità biologica dell’uomo. Solo assecondando questa necessità
biologica si può vivere una vita più completa e più in armonia con tutti gli
altri esseri senzienti.
Raimondo legge il Manifesto della non-arte, parte prima:
<<La non arte è l’unica avanguardia del XXI secolo. L’uomo non
artista liberatosi della professione di artista può esprimersi dilettevolmente
con ironia e tragedia, passionalità e leggerezza, con amore e odio, manualità e
tecnologia finalmente svicolatosi dall’esercitare e manifestare la propria
peculiare creatività dalle leggi dell’economia, finanza, politica, marketing e
spettacolo che dominano e appiattiscono l’arte contemporanea.>>
FS – Duchamp prendeva un oggetto di uso quotidiano, lo metteva in un museo
e diventava arte. Noi abbiamo preso noi stessi, ferrovieri, ci siamo portati
nel mondo dell’arte e siamo diventati noi stessi oggetto d’arte: human ready made. Infatti in tutte le
nostre opere siamo rappresentati noi, come ferrovieri e come oggetto d’arte.
RDP – Siamo anche nipoti dello zio Guglielmo Achille Cavellini, il mitico
GAC, che attraverso la Mail art si è
auto storicizzato. Lui era stato un grande collezionista, poi collezionando,
collezionando, collezionando si è accorto che se quelli erano gli artisti
poteva diventare artista anche lui. Ha speso tutte le sue energie creative non
più collezionando ma auto-storicizzandosi.
Sullo schermo passa l’azione
Centenario di Cavellini 2014 a Brescia,
in seguito Il libro dei libri alla
maniera di Cavellini, tappa di
Vitamine a Prato 2015, Palli Station 2017. Leggono l’orario ferroviario: Livorno Centrale- Prato.
ARC - Per voi
gli incontri sono stati veicoli di crescita, di trasformazione?
RDP – Per noi non-artisti gli incontri con gli artisti sono sempre stati
importanti, perché la non-arte non è in contrapposizione all’arte ma il suo
completamento.
Sullo schermo scorre una performance con l’artista Elena Marini. Gli
oggetti di scena sono burattini che hanno le fattezze dei due ferrovieri.
ARC – Qua dove
siete?
FS – A Pistoia. Era una mostra sui libri d’artista.
RDP – Un altro nostro soggetto è il burattino. Questi sono piccoli ma ne
abbiamo fatto anche grandi e noi stessi abbiamo fatto delle azioni come
burattini.
Gli incontri.
ARC – Qui è il
vostro incontro con Shimamoto.
FS – Lo abbiamo incontrato tre volte.
Shōzō Shimamoto non è un artista è un ferroviere, Napoli, 2006 |
RDP - Shimamoto è stato
una grande scoperta. E’ stato uno del gruppo Gutai che ha iniziato a fare le performance negli anni Cinquanta,
quando nessuno le faceva ancora. Lui era stato invitato nel 1990 col gruppo Gutai alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Siamo andati all’inaugurazione e
lui ci ha invitati a seguire le sue performance, poi lo abbiamo incontrato nel
1993 alla Biennale di Venezia dove
avevamo organizzato una festa per lui con gli amici Mail artisti. Tutti
facevano performance. Noi abbiamo fatto la performance Shōzō Shimamoto non è un artista è un ferroviere e lo abbiamo
vestito da ferroviere. Poi, tanti anni dopo, nel 2006, lo abbiamo rincontrato a
Napoli. La Fondazione Morra gli aveva
fatto fare una grande performance in piazza Dante. Lui era appeso ad una gru,
sotto c’era un pianista che suonava e lui lanciava su grandi teli stesi sulla
piazza secchiate di colore, faceva i dripping colorati. Alla fine della
performance, per la seconda volta lo abbiamo vestito da ferroviere, lo abbiamo
fatto fischiare.
Shōzō Shimamoto non è un artista è un ferroviere, Venezia, 1993 |
ARC – Un altro
incontro è stato Enrico Baj.
FS – Enrico Baj è una
persona straordinaria. Ho iniziato a fare Mail
art perché leggendo un libro di Baj ho conosciuto la Mail art. Impariamo la
pittura.
RDP- Gli abbiamo
regalato un trenino, lui era divertitissimo di questa situazione.
con Enrico Baj, Vergiate, 1998 |
FS- Poi nel 2000, a
Riccione, durante una sua retrospettiva Picadadabaj,
lo abbiamo scortato per le vie della città con i nostri cavalli patafisici.
RDP – Lui ci ha introdotti alla Patafisica. E’ la scienza delle soluzioni
immaginarie, è tutto e il contrario di tutto, possono essere anche I Santini Del Prete. Ci disse che
patafisici come noi ne ho conosciuti pochi, infatti ci ha nominati subito Cavalieri dell’Ordine della Giduglia e Reggenti alla Cattedra della Clonazione
Ferroviaria, con tanto di diploma.
Raimondo legge il Manifesto della non-arte,
parte seconda:
<<Manifesto
secondo le scritture: la non arte utopizza un’umanità creativa, molteplice e
solidale, nella quale non necessiteranno più gli artisti, in quanto la vita di
ogni essere umano, sarà comunque considerata vita d’artista e ogni essere
senziente sarà allevato, coltivato, valorizzato e considerato quale grande e
originale opera arte contemporanea.>>
Il video si conclude con una riflessione sul futuro e i ferrovieri
volanti.
FS – Il futuro non si sa qual è, il passato è oramai andato quindi bisogna
vivere nel momento. A proposito del futuro, partendo dal presupposto che il
profitto sta rovinando letteralmente la natura, non è che ci sia una
prospettiva molto rosea. Si spera che la razionalità dell’uomo possa portarci
in una direzione più sicura.
RDP – L’unica cosa che
possiamo auspicare che questa bellissima stazione, che dopo tanti anni siamo
riusciti a trovare, la Stazione Archivio
Palli, la stazione piena di arte, forse c’è pure un po’ di non-arte
camuffata, che duri per l’eternità. Noi siamo passeggeri.
Sullo schermo vediamo l’azione performativa Oggi si Vola! E, i nostri due ferrovieri volare lungo il binario
che unisce le stazioni di Cecina e Livorno.
FS – Si potesse finalmente riuscire a volare, uscire da questo bellissimo
ambiente, tornare a casa nostra sul mare, volando.
ARC
Polittico Rosso come Blu, da Rosso Fiorentino, 2024, stampa digitale su forex montato su legno, cm 100x120 |
- I
Santini Del Prete 25 anni di non-arte, Bandecchi & Vivaldi, Pontedera 2017;
- Bruno Sullo I Santini Del Prete: arte e non-arte
per un gioco di vita in Oltre la
pittura, presenza e continuità dell’arte di ricerca livornese
catalogo, Livorno, Bottini dell’Olio, 2011;
- DVD Oggi si vola! 1992-2017 venticinque
anni di non-arte pubblicato da Stefano Cecchi in collaborazione con
Archivio Carlo Palli, Prato, 13 novembre 2017;
Sito ufficiale:
Blog Studio Elisi: