lunedì 30 settembre 2024

Conversazione con I Santini Del Prete



Polittico Rosso come Blu, da Rosso Fiorentino, 2024,
 stampa digitale su forex montata su legno,
cm 150x240



Franco Santini (1951) e Raimondo Del Prete (1957) sin dagli anni Ottanta esercitano individualmente in pratiche non-commerciali e non-artistiche a bassa tecnologia come copy art, fax, mail art. Entrambi ferrovieri, il 10 maggio 1992 partecipano a Perfomedia, annuale Festival di Azioni Performative nello studio galleria Artestudio di Emilio e Franca Morandi a Ponte Nossa (BG), presentandosi, non più singolarmente, ma in coppia. Indossano per la prima volta fuori dal contesto di lavoro la loro divisa FFSS e presentano un manifesto/aforisma/dichiarazione: Non siamo artisti, siamo ferrovieri, facendo di se stessi non degli artisti bensì un ready made. Da questo preciso momento il corpo dei ferrovieri non-artisti si impone come opera d’arte e nascono I Santini Del Prete.


Non siamo artisti siamo ferrovieri,
 Ponte Nossa, (BG), 1992


Siamo allo Studio Elisi per la preparazione di Rosso come Blu. Sandro Bottari ha ritrovato nel suo archivio frammenti di video di alcune azioni fatte qualche anno fa a Livorno, entrambe prevedevano un tour in battello dei Fossi (N.d.R. i canali che attraversano l’antico quartiere del La Venezia Nuova). Il primo frammento è  relativo al Workshop per Networking City, Vuoti di memoria, pratiche artistiche e trasformazione urbana, con il gruppo Stalker, Networking Livorno 2003, a cura di Marco Scotini; il secondo frammento registra un'azione fatta in occasione della Festa della Toscana 2009, organizzato da Provincia di Livorno, in collaborazione con Amaranta Service.
Dopo aver visionato i due frammenti proseguiamo a commentare il DVD realizzato da Stefano Cecchi in collaborazione con Archivio Carlo Palli a Prato, per i venticinque anni de I Santini Del Prete.
In questo testo si alterneranno le trascrizioni delle dichiarazioni di Franco e Raimondo prelevate dal video e i nostri brevi commenti.

Networking City, 2003, Livorno

Audio dal video - … qualsivoglia nazione, levantini, e ponentini spagnoli, portoghesi, greci, tedeschi & italiani, ebrei, turchi, e mori, armeni, persiani, e altri saluto …

SB Ce l' avevi?

FS – E’ quello delle teste?

RDP – No! Questo è Stalker

ARC – E’ il 2003.

FS – Infatti vedevo che siamo giovani.

ARC – Qui leggete le leggi Livornine

Audio dal video - … Concediamo a tutti i Magistrati, Governatori, Commissari, Capitani, Vicari, Potestà, Rettori, Generali, Ammiragli, Colonnelli, Capitani di Galera, [Ferrovieri] e altri ufficiali di terra, di mare degli stati nostri …

ARC – Peccato, solo questo pezzettino. Vediamo il successivo.

Facciamo partire il secondo video.


Festa della Toscana, 2009, Livorno


ARC - Lo avete fatto di notte?

FS – No, era al tramonto, era il 30 Novembre. Qui si controllano i biglietti.

ARC – Era il battello turistico che fa il giro dei Fossi? Ma i turisti sapevano della vostra presenza?

FS – Sì, sapevano che ci sarebbe stata una performance ma non sapevano cosa.

Il video scorre, i due ferrovieri non-artisti chiedono il biglietto ai turisti e obliterano con una vecchia vidimatrice ferroviaria. La guida, Sandro Bottari, racconta la storia della città mentre si passa di fronte alla Fortezza Nuova, poi sotto il Voltone (Piazza della Repubblica) si supera il canale e si arriva al quartiere Ovosodo, infine al Fosso Reale sotto il Mercato Centrale, dove la leggenda dice che Modigliani abbia gettato le famose sculture.


Festa della Toscana, 2009, Livorno


ARC – Eri tu la guida?

SB –

ARC - La cooperativa per cui lavoravi sapeva della performance o è stata una zingarata?

SB – No, no era tutto organizzato. Io allora facevo le visite guidate sui battelli con la cooperativa Amaranta. Era la festa della Toscana.

Audio dal video – (…) Siamo nel quartiere di Ovosodo (…) un artista nato e cresciuto a Livorno, andato a Parigi all’inizio del Novecento, Amedeo Modigliani (…) questa zona dei canali è finita sotto i riflettori all’inizio degli anni Ottanta quando in questa zona, tra il Mercato Centrale e le scuola Benci, vennero ripescate con una draga delle teste (…)

Ci raggiungono in Studio Enrico Vezzi e Eva Sauer. Sono qui per la mostra di Raffaele Di Vaia. Per qualche minuto ci fanno compagnia e guardano con noi un frammento del video.


Festa della Toscana, 2009, Livorno

EV – C’eri anche tu?

SB – Io facevo la visita guidata, lavoravo sul battello.

EV – Ah ci lavoravi proprio.

SB – Sì, sì. Per le scuole, per i turisti. Questo è un video del 2009. Una percorso che facemmo nei fossi con I Santini Del Prete. Quando arrivammo al fosso dove Modigliani si dice abbia gettato le teste, loro gettarono delle teste in divisa da ferrovieri…

FS – Noi le avevamo gettate prima, poi arrivati lì si ripescavano, una venne su, ma l’altra rimase incastrata, non riuscimmo a tirarla su.

RDP – Chi lo fece questo video?

SB – Mauro (N.d.R. Andreani)

Arriviamo al momento in cui Franco e Raimondo tirano su le due sculture.


Festa della Toscana, 2009, Livorno

ARC – Fino a quel momento dove le avevate tenute? Erano sulla barca con voi?

FS – No, non erano sulla barca, le avevamo messe giù un’ora prima, poi quando siamo arrivati lì, abbiamo ripreso la corda e le abbiamo tirate su.

EV – Di che materiale sono?

RDP – Dei calchi di cemento.

FS – Una veniva su, l’altra non c’era verso. A quel punto lì, abbiamo buttato giù anche quell’altra.

EV – E, sono sempre lì?

FS – Quelle di Modigliani no, ma le nostre ci sono ancora.

ARC – Comunque in cemento in acqua reggono, saranno sporche…

RDP – Erano dipinte…

FS – Il colore sarà andato via…

EV - Erano colorate?

RDP – Sì.

SB – Qua, abbiamo rischiato di finire nei fossi, perché ci siamo spostati tutti su un lato della barca…

EV - Ripescarle non era facile…

FS – C’era la corda, c’era solo da tirarle su, solo che una non ci fu verso, non venne su…

ARC – Qualche bicicletta…

FS – Eccola, una la presi…

RDP – Qual era? La mia o la tua?

FS – La mia.

EV – Erano bidimensionali?

FS – Era un pannello di cemento, bello pesante.

Riconosciamo le fattezze. Quella tirata su è la testa con cappello da ferroviere di Raimondo Del Prete.

FS – Sei te, sei te, non sono io…


Festa della Toscana, 2009, Livorno

Il video termina con il battello che va verso il mare e la “ciurma” canta Madame Sitrì (Bella Livorno) di Bobo Rondelli (…) viaggio d’andata, senza ritorno, bella Livorno, mi fermo qui (…)

Riprendiamo a conversare con Franco e Raimondo mentre Sandro, Eva ed Enrico nell’altra stanza guardano la mostra.

ARC – Quando avete iniziato con la Mail art?

FS – Io ho cominciato nell’86.

RDP – Io l’anno dopo.


con Enrico Baj e Dario Fo,
Ravenna, 1999

ARC – Come è stata la scoperta?

FS – Leggendo un libro di Baj Impariamo la pittura, c’era un capitolo che parlava della Mail art. Così ho cominciato.

Arrivavo dalla fotografia. Facevo concorsi, vincevo concorsi, poi mi sono accorto che facevo le fotografie per vincere i concorsi e allora, basta! A quel punto lì ho iniziato a fare queste piccole cose, si spedivano, poi ho visto che mi rispondevano e il meccanismo andava avanti.

ARC – Raimondo, tu ci sei arrivato l’anno dopo. Cosa facevi?

RDP – Io ho cominciato a dipingere. Appena sposato sono arrivato in Toscana, mi pare che mia moglie mi abbia regalato dei colori. Il primo contatto fu ad una Festa dell’Unità a Vada, una mostra di pittura. Per me è sempre stato importante il colore. Non tanto il disegno, perché non ho mai saputo disegnare.

ARC – La Mail art vi ha salvato da percorsi standardizzati.

FS – La Mail art ci ha messo in contatto con artisti di tutto il mondo.

RDP – Il cardine della Mail art è la creatività diffusa, senza giuria, senza discorsi economici: nessuno compra e nessuno vende.

FS – E, poi si fanno i progetti. Abbiamo partecipato a tantissimi progetti. Anche questo è un modo per farsi vedere, perché le mostre di Mail art vengono organizzate in tutto il mondo a Tokio, a New York, piccole mostre però significative.

RDP – Gianni Broi, un artista sardo che viveva a Firenze organizzò negli anni Novanta una grande mostra di Mail art agli Uffizi, alle Reali Poste degli Uffizi, che finanziò il catalogo.

ARC – E, le performance?

RDP – Nel circuito della Mail art, agli inizi degli anni Novanta, c’erano degli incontri, congressi dove questi mail artisti, dopo che si erano scambiati, magari per anni, arte postale, sentivano la necessità di incontrarsi e agli incontri venivano fuori delle performance. Ognuno faceva qualcosa. C’era chi faceva solo il timbro delle cartoline, chi faceva delle vere e proprie performance. A noi è venuta l’idea di presentarci come ferrovieri non-artisti.

FS – E’ stato un caso. Lui disse: <<mettiamoci la divisa>> <<e, sì la divisa!>> Invece quando poi ci siamo messi la divisa abbiamo visto che funzionava.

ARC – La divisa sublima.

RDP – Non ci riconoscono mai quando siamo senza.

ARC – Lo capisco, io ho impiegato un po’ a riconoscervi senza divisa. Tra l’altro la divisa vi ha iconicizzato e reso replicabili.

FS – E’ una fortuna questa. Perché qualunque artista deve trovare una sua identità, per noi è stato facilissimo. L’identità ce l’avevamo prima di cominciare.

RDP – La Mail art ci ha dato tanto. Uno dei cardini è la creatività diffusa e quindi lo scambio orizzontale, senza gerarchie, anche se ci sono artisti famosi che l’hanno fatta; Beuys, Baj.

FS - Noi abbiamo conosciuto Shōzō, Baj, Pablo Echaurren, decine e decine di artisti.

RDP – Vedi, in certe mostre di Mail art c’è sempre l’artista famoso che manda l’operina, la fotocopia.

Per me Beuys è stato fondamentale, mi ha aperto la strada. Il fatto di sentire l’auto consapevolezza creativa come un fatto rivoluzionario, per me è stato fondamentale.

FS – Per me è stato uguale. Anche se sono stato appassionato dall’arte sin da quando ero bimbo. L’arte non era una cosa sconosciuta.

ARC – Voi avete la capacità di affrontare temi importanti con leggerezza ed allegria, che non è superficialità.

RDP – Suscitiamo sempre grandi sorrisi. Ma ricordiamo sempre che viaggiamo sul confine nebuloso tra arte e non arte. Poi siamo in due, tra noi c’è una dialettica interna, qualsiasi cosa fai è sempre il frutto di una dialettica. Abbiamo fatto installazioni, performance, video ma soprattutto giocato e questo è il binario che abbiamo seguito.

Guardiamo il DVD realizzato per i venticinque anni.

Scorrono le immagini: performance, documenti a base fotografica, video, frammenti di conversazione.
Una musichetta burlesque sottolinea l’azione. I due ferrovieri fanno correre una locomotiva a rotelle tirata da un filo, galoppano a cavalcioni di due cavalli patafisici lungo i corridoi dell’Archivio Palli di Prato.

I  Cavalieri dell'ordine della Giduglia,
2015, stampa digitale, dimensioni variabili


ARC - Qui dove siete?

FS – Nell’archivio di Carlo Palli.

RDP – Abbiamo sparso in giro un po’ delle nostre cose.

Le origini.

FS - Come I Santini Del Prete abbiamo iniziato nel 1992, infatti sono 25 anni. Ci interessavamo d’arte anche prima, io mi interessavo molto di fotografia prima di darmi alla Mail art, poi con la Mail art ci siamo conosciuti e applicati, in una delle escursioni quando altri artisti della Mail art facevano delle performance abbiamo deciso di fare anche noi la nostra performance.

E questo è successo a Ponte Nossa, il 10 maggio 1992. Non sapevamo cosa fare, e dato che eravamo tutte e due ferrovieri ci siamo messi la divisa, avevamo tutti e due la chitarra, io un pochino sapevo suonare, Raimondo no.

RDP – Però un pochino sapevo cantare.

FS - Raimondo sapeva cantare e abbiamo cantato la nostra poetica Non siamo artisti, siamo ferrovieri.

FS - Livorno e Napoli sono due città di porto, due città disordinate, sguaiate, allegre quindi ci siamo trovati subito come caratteri.

FS - RDP – Abbiamo cominciato per divertimento e ci divertiamo ancora.


scansione da catalogo,
  I Santini Del Prete 25 anni di non-Arte,
p.48


Sullo schermo compare il numero di Flash Art con I Santini Del Prete in copertina, l’azione al Flash Art Museum di Palazzo Lucarini, l’opera che inviarono per il concorso per cui vinsero.

Video I Santini Del Prete al Mare 

I Santini Del Prete sono in mare,
frame da video, 2010


FS – All’inizio abbiamo capito che la cosa interessava tantissimo dal punto di vista artistico, ma poi abbiamo partecipato ad un concorso di Flash Art, con Giancarlo Politi e, abbiamo preso il primo premio per il Trevi Flash Art Museum. Da lì abbiamo avuto un articolo su Flash Art, poi ci hanno chiamato gallerie importanti, abbiamo lavorato con Loredana Parmesani. Insomma siamo stati travolti dal successo.

I Santini Del Prete sono al mare,
Trevi Flash Art Museum, Trevi (PG) 1997


Nel 1999, la Galleria Placentia di Piacenza ci ha portati alla Biennale di Venezia. Abbiamo fatto una performance ai Giardini il giorno dell’inaugurazione. Abbiamo avuto una intervista su Artè su Rai3, molti l’hanno visto è questo ci ha fatto conoscere.

Non siamo artisti siamo ferrovieri,
 Venezia, 1999


Sullo schermo scorre la performance La non arte è … Bolle di sapone Eraldo Ridi e I Santini Del Prete, Galleria Placentia, Piacenza 1998.


La non arte è … Bolle di sapone Eraldo Ridi e 
I Santini Del Prete, Galleria Placentia,
 
Piacenza, 1998

RDP – Tutto il nostro lavoro è sull’immagine di ferrovieri intrufolati tra gli artisti. Siccome a me piace “inguacchiare” in napoletano vuol dire imbrattare, scarabocchiare, spesso dipingo, “Inguacchio” su I Santini Del Prete, la nostra immagine l’ho fatta sui cartoni della pizza, sugli orari ferroviari, sulle tele, sulla carta.

Discendenze.

FS - Noi siamo figli di Beuys, Nipoti di Duchamp. Tra l’altro Beuys è nato lo stesso anno del mio vero babbo. Beuys diceva che tutti sono artisti e noi abbiamo sposato appieno questa filosofia.

RDP - Diciamo che abbiamo ampliato il concetto, perché siamo tutti non-artisti. Essere non-artisti supera, prescinde dal riconoscimento da parte degli altri, persegue soltanto la necessità di esprimersi e di creare, che per noi è una necessità biologica dell’uomo. Solo assecondando questa necessità biologica si può vivere una vita più completa e più in armonia con tutti gli altri esseri senzienti.

Raimondo legge il Manifesto della non-arte, parte prima:

<<La non arte è l’unica avanguardia del XXI secolo. L’uomo non artista liberatosi della professione di artista può esprimersi dilettevolmente con ironia e tragedia, passionalità e leggerezza, con amore e odio, manualità e tecnologia finalmente svicolatosi dall’esercitare e manifestare la propria peculiare creatività dalle leggi dell’economia, finanza, politica, marketing e spettacolo che dominano e appiattiscono l’arte contemporanea.>>

FS – Duchamp prendeva un oggetto di uso quotidiano, lo metteva in un museo e diventava arte. Noi abbiamo preso noi stessi, ferrovieri, ci siamo portati nel mondo dell’arte e siamo diventati noi stessi oggetto d’arte: human ready made. Infatti in tutte le nostre opere siamo rappresentati noi, come ferrovieri e come oggetto d’arte.

RDP – Siamo anche nipoti dello zio Guglielmo Achille Cavellini, il mitico GAC, che attraverso la Mail art si è auto storicizzato. Lui era stato un grande collezionista, poi collezionando, collezionando, collezionando si è accorto che se quelli erano gli artisti poteva diventare artista anche lui. Ha speso tutte le sue energie creative non più collezionando ma auto-storicizzandosi.

Sullo schermo passa l’azione Centenario di Cavellini 2014 a Brescia, in seguito Il libro dei libri alla maniera di Cavellini, tappa di Vitamine a Prato 2015, Palli Station 2017. Leggono l’orario ferroviario: Livorno Centrale- Prato.

ARC - Per voi gli incontri sono stati veicoli di crescita, di trasformazione?

RDP – Per noi non-artisti gli incontri con gli artisti sono sempre stati importanti, perché la non-arte non è in contrapposizione all’arte ma il suo completamento.




Sullo schermo scorre una performance con l’artista Elena Marini. Gli oggetti di scena sono burattini che hanno le fattezze dei due ferrovieri.

ARC – Qua dove siete?

FS – A Pistoia. Era una mostra sui libri d’artista.

RDP – Un altro nostro soggetto è il burattino. Questi sono piccoli ma ne abbiamo fatto anche grandi e noi stessi abbiamo fatto delle azioni come burattini.

Gli incontri.

ARC – Qui è il vostro incontro con Shimamoto.

FS – Lo abbiamo incontrato tre volte.


Shōzō Shimamoto non è un artista è un ferroviere,
Napoli, 2006


RDP - Shimamoto è stato una grande scoperta. E’ stato uno del gruppo Gutai che ha iniziato a fare le performance negli anni Cinquanta, quando nessuno le faceva ancora. Lui era stato invitato nel 1990 col gruppo Gutai alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Siamo andati all’inaugurazione e lui ci ha invitati a seguire le sue performance, poi lo abbiamo incontrato nel 1993 alla Biennale di Venezia dove avevamo organizzato una festa per lui con gli amici Mail artisti. Tutti facevano performance. Noi abbiamo fatto la performance Shōzō Shimamoto non è un artista è un ferroviere e lo abbiamo vestito da ferroviere. Poi, tanti anni dopo, nel 2006, lo abbiamo rincontrato a Napoli. La Fondazione Morra gli aveva fatto fare una grande performance in piazza Dante. Lui era appeso ad una gru, sotto c’era un pianista che suonava e lui lanciava su grandi teli stesi sulla piazza secchiate di colore, faceva i dripping colorati. Alla fine della performance, per la seconda volta lo abbiamo vestito da ferroviere, lo abbiamo fatto fischiare.


Shōzō Shimamoto non è un artista è un ferroviere,
Venezia, 1993

ARC – Un altro incontro è stato Enrico Baj.

FS – Enrico Baj è una persona straordinaria. Ho iniziato a fare Mail art perché leggendo un libro di Baj ho conosciuto la Mail art. Impariamo la pittura.

Siamo andati a trovare Enrico Baj a Vergiate, nel suo studio. Siamo arrivati alla stazione di Vergiate vestiti da ferrovieri, lui ci aspettava con la macchina.

RDP- Gli abbiamo regalato un trenino, lui era divertitissimo di questa situazione.


con Enrico Baj, Vergiate, 1998


FS- Poi nel 2000, a Riccione, durante una sua retrospettiva Picadadabaj, lo abbiamo scortato per le vie della città con i nostri cavalli patafisici.

RDP – Lui ci ha introdotti alla Patafisica. E’ la scienza delle soluzioni immaginarie, è tutto e il contrario di tutto, possono essere anche I Santini Del Prete. Ci disse che patafisici come noi ne ho conosciuti pochi, infatti ci ha nominati subito Cavalieri dell’Ordine della Giduglia e Reggenti alla Cattedra della Clonazione Ferroviaria, con tanto di diploma.

Raimondo legge il Manifesto della non-arte, parte seconda:

<<Manifesto secondo le scritture: la non arte utopizza un’umanità creativa, molteplice e solidale, nella quale non necessiteranno più gli artisti, in quanto la vita di ogni essere umano, sarà comunque considerata vita d’artista e ogni essere senziente sarà allevato, coltivato, valorizzato e considerato quale grande e originale opera arte contemporanea.>>

Il video si conclude con una riflessione sul futuro e i ferrovieri volanti.

FS – Il futuro non si sa qual è, il passato è oramai andato quindi bisogna vivere nel momento. A proposito del futuro, partendo dal presupposto che il profitto sta rovinando letteralmente la natura, non è che ci sia una prospettiva molto rosea. Si spera che la razionalità dell’uomo possa portarci in una direzione più sicura.

RDP – L’unica cosa che possiamo auspicare che questa bellissima stazione, che dopo tanti anni siamo riusciti a trovare, la Stazione Archivio Palli, la stazione piena di arte, forse c’è pure un po’ di non-arte camuffata, che duri per l’eternità. Noi siamo passeggeri.

Sullo schermo vediamo l’azione performativa Oggi si Vola! E, i nostri due ferrovieri volare lungo il binario che unisce le stazioni di Cecina e Livorno.

FS – Si potesse finalmente riuscire a volare, uscire da questo bellissimo ambiente, tornare a casa nostra sul mare, volando.

ARC


Polittico Rosso come Blu, da Rosso Fiorentino, 2024,
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 Per un approfondimento critico/biografico:

  • I Santini Del Prete 25 anni di non-arte, Bandecchi & Vivaldi, Pontedera 2017;
  • Bruno Sullo I Santini Del Prete: arte e non-arte per un gioco di vita in Oltre la pittura, presenza e continuità dell’arte di ricerca livornese catalogo, Livorno, Bottini dell’Olio, 2011;
  • DVD Oggi si vola! 1992-2017 venticinque anni di non-arte pubblicato da Stefano Cecchi in collaborazione con Archivio Carlo Palli, Prato, 13 novembre 2017;

Sito ufficiale:

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