Blu - Caserma dell'aereonautica occupata - Ostiense |
Nell’obiettivo di superare la concezione
meramente decorativa o monumentale dell’arte, ancora molto diffusa anche
all’interno di alcune istituzioni culturali, gli operatori del settore
ricercano soluzioni adeguate alle istanze di una società sempre più osmotica e
complessa. L’area di ricerca riguarda lo spazio pubblico, le relazioni tra
diversi ambiti della società proponendo possibili sinergie tra comunità di
cittadini e istituzioni culturali al fine di innescare processi di conoscenza e
relazioni in contesti di rigenerazione urbana, sviluppo del territorio e
trasformazione sociale. Un terreno su cui si costruiscono queste dinamiche è
sempre più spesso la pelle degli edifici, quei muri che ospitano dipinti,
poster, installazioni e si pongono come membrane tra il dentro e il fuori, tra l’edificio
e la strada, la comunità e le istituzioni culturali oppure sono piazze, asfalto.
Lex&sten - porta Rising love, Via delle Conce, Roma |
La scorso
inverno, in un girellare tra i monumenti di Roma con alcuni amici sassaresi, ho
scattato delle foto -bruttine- ai murale del quartiere Ostiense, ma come tutte
le memorie visive raccolte nel girovagare –spesso scatti senza un fine ultimo- hanno dato inizio ad un diario visivo da cui è nato questo post. Purtroppo
ho aspettato che tramontasse il sole per riprendere il monumentale Blu alla
caserma dell’aereonautica occupata, Sten&Lex sulla porta del Rising Love (chiuso lo scorso 28 marzo),
Herbert Baglione, sul lato opposto di via delle conce. Ora vengo a sapere -in realtà avevo letto
la notizia, ma l’avevo accantonata -che lo scorso aprile il comune di Roma ha
pubblicato “Roma Street art”, una mappa della pittura murale con lo slogan
“Cambia prospettiva. La strada è il tuo museo”. Un elenco dei quartieri nei
quali si trovano i dipinti murali, con tanto di elenco di vie per ogni
quartiere. Già realizzato in parecchie capitali europee.
A Sassari, qualche
anno fa il collettivo Aliment(e)azione e l'associazione ACME hanno attivato "StreetArt2011"
finalizzato all’esecuzione di alcune pitture murali di Blu, Tellas,
Ericailcane, nel quartiere Carbonazzi, in via Sieni, al capannone Corea . L’anno successivo tre dipinti murali stilisticamente riconoscibili di
Blu, Moneyless, Ericailcane sono sorti in Piazza Aldo Moro. Quest’anno, per il
progetto Candelieri, Ericailcane ha ricevuto direttamente dall’amministrazione
comunale la commissione di realizzare un murales in occasione della
celebrazione religiosa della “Discesa dei Candelieri”, edizione 2015.
Il
dipinto è stato eseguito sulla facciata dell’ex Hotel Turritania, controverso
edificio tardo-razionalista oramai fatiscente, tutelato da un vincolo della
Soprintendenza, utilizzato da anni esclusivamente come parete espositiva per il
manifesto dei Candelieri. L’edificio è stato progettato (nei suoi primi due
piani) dall’architetto Vico Mossa, agli inizi degli anni cinquanta e completato
in seguito, quando divenne albergo. L’operazione murale ha suscitato
perplessità, dubbi e polemiche di varia natura: dalla scelta dell’edificio, al
luogo, al soggetto del dipinto, dipinto il quale ha dato un senso a quella
parete, ha fatto fare un passo in avanti al dibattito. Quel parallelepipedo non
è più il fantasma dell’Hotel Turritania, è il supporto del murale di
Ericailcane. I dilemmi diventano due.
Fin qui sostegno a situazioni progettuali o adozioni di opere pregresse. E le istituzioni museali?
Fin qui sostegno a situazioni progettuali o adozioni di opere pregresse. E le istituzioni museali?
In Umbria
due realtà museali differenti Palazzo Collicola Arti Visive Spoleto e Palazzo Lucarini Contemporary, Trevi (PG) lavorano sul rapporto istituzione- cittadinanza rammendando
la cesura tra interno ed esterno, creando, in diverso modo, delle cerniere con
la strada, la complessità del reale, i suoi volumi. Una membrana osmotica che
per Palazzo Lucarini Contemporary si struttura in progetti didattico-artistici
e dinamiche relazionali e per Palazzo Collicola Arti Visive una integrazione organicamente
ai muri del palazzo e fuori, nella piazza. Due storie, due progettualità,
probabilmente due percorsi futuri differenti, ma alcune comunanze e nessuna
sedimentazione stantia.
Parto da
lontano. Probabilmente la presenza in terra umbra dell’opera di Sol LeWitt non
è, e non è stata un’esperienza transitoria, ci sono muri che restano tali,
altri che divengono origine, paradigma, consapevolezza del passato. Sicuramente
per il museo spoletino ha fatto la differenza. Qualche anno fa - in occasione
di uno stage presso quello che sarebbe diventato il Palazzo Collicola Arti
Visive, ancora Museo Carandente, interessato al restauro dei piani superiori e
fruibile solo in quelli che sono gli spazi della Collezione Permanente, al pian
terreno- vidi per la prima volta la stanza realizzata nel 2000 dall’artista statunitense,
la scorsa estate ci sono tornata.
Terminati i
restauri, il direttore artistico Gian Luca Marziani (nominato nel 2009) ha
attivato da subito il progetto Collicola ONTHEWALL. Inevitabile non pensare
alla stanza di Le Witt come origine dell’innesto. <<Volevo che la
COLLEZIONE ONTHEWALL s’integrasse organicamente ai muri del palazzo, che
appartenesse al sistema nervoso e circolatorio del museo. Volevo opere che non
fossero protesi ma struttura, muri che non fossero pareti ma quadri di grande
formato. (…) perché non immaginare alcuni interventi sul corpo del luogo, sopra
la sua pelle, lungo le sue muscolature, i suoi sistemi ossei... perché non
aggiungere opere sulla misura sartoriale degli spazi individuati, creando
inserimenti visivi senza rigetto, tatuando l’opera come una visione tra arcadia
e futuro>>.
Dei
diciotto artisti selezionati per Collicola Onthewall solo quattro appartengono
al circuito “tradizionale” dell’arte visiva, quello che usa modelli espositivi
da interni chiusi e pareti bianche Danilo Bucchi, Mario Consiglio, Alberto Di
Fabio e Veronica Montanino, gli altri appartengono alla variegata tribù degli
street artist Moneyless, Sbagliato, Luca Barcellona, Lucamaleonte, Borondo,
2501, Santiago Morilla, e gli ultimi progetti di Lex&Sten, 108, Morky, Ob
Queberry, (Come) Achille, Alo, Gaia. L’innesto mi pare rappresenti qualcosa di
straordinariamente consapevole del legame che questo tipo di ricerca operativa
ha con la comunità e la sua storia, ciò che avviene nella complessità del reale
non può essere chiuso fuori. Gli interventi urbani sono per una comunità occasioni
culturali, ricuciture tra passato e futuro, tra esperienze differenti. Il museo
ha collocato al suo interno ciò che fin ora ha rappresentato il non
autorizzato, i margini. Le opere, non appaiono falsamente incorniciate, si
muovono negli spazi interstiziali del palazzo come il porticato, le
scale, il
cortile e la caffetteria a cui si può accedere liberamente sia dall’ingresso
principale che dal cortile. Sono ugualmente dentro e fuori, sono membrane. Una
sola nota su cui riflettere, che non riguarda le opere a parete ma
un’istallazione di Kindergarten, Senza
titolo (2012), una installazione di più orinatoi, così come li troveremo in
qualsiasi bagno pubblico (duchampiana?) allestita nella piazza antistante il
museo, che, a intuire dall’olezzo, viene utilizzata per quello che
probabilmente significa letteralmente per “l’uomo della strada”: un vespasiano.
E’ l’insufficienza dei cittadini a riconoscere e far proprie alcune dinamiche dell’arte
contemporanea o queste, in alcuni casi, sono autoreferenziali?
Forse il
rapporto dentro fuori funziona con la pittura e dentro alcuni contesti, non per
altri?
Santiago Morilla, "The renewal mold (la rigerenazione della muffa)"- Palazzo Collicola Arti Visive |
Herbert Baglione - Via delle conce, Roma |
Mi viene in
mente l’incidente, per eccesso di igiene, accaduto alla pittura murale di Pao
durante l’iniziativa “Bella Milano”, completamente ricoperto da una linda
pittura rosa. Spesso i più attaccati da questo tipo di azione sono i poster,
gli stikers e le sculture come testimonia la distruzione di “8” di Giovanni Da Monreale a Pietrasanta e a Torino nel 2013 o il danneggiamento di alcuni poster
affissi ai muri del centro di Villacidro per “La manifestazione “Presenze –
mostra itinerante d’Arte contemporanea”, qualche giorno fa, che
l’organizzatrice Veronica Muntoni considera “una messa in evidenza, un
campanello d’ allarme sullo stato della ricettività nei confronti dei processi d’arte
contemporanea nell’isola”.
Manifesto, 2015, Adalberto Abbate e Mario Consiglio, Palazzo Lucarini Contemporary |
Significativo il lavoro didattico sul territorio e i progetti relazionali del cantiere aperto
di Palazzo Lucarini Contemporary a Trevi (già Flash Art Museum), direttore
artistico Maurizio Coccia, che pur impegnato in un lungo restauro dell’edificio
storico, ha attivato una serie di progetti come Officine dell’Umbria e GALLERIA
CINICA, oramai di storica programmazione. Quell’estate -2014- “Tagliente” di
Angelo Colangelo e per GALLERIA CINICA “Worst way in the worst place. Il modo
peggiore sul terreno peggiore” di (Come) Achille a cura di Carla Capodimonti.
Membrane tra il dentro e il fuori, in uno scambio intenso di senso tra arte
urbana, progetti didattici, dinamiche relazionali. L’edificio, ancora
quest’anno, è occupato dal cantiere. All’interno proseguono le dinamiche dentro-fuori
con l’ultima mostra “Manifesto” di Adalberto Abbate e Mario Consiglio. Il ruolo
dell’immagine nella pratica artistica e nella formazione nell’immaginario
collettivo. Nella GALLERIA CINICA “RATURE(S), gli “spazi del possibile” di
Alisia Cruciani a cura di Michele Gentili. Ancora osmosi.
Volevo però
attardarmi su un progetto dello scorso anno. "FRAGILE,
Officine Dell'Umbria 014", a cura di Maurizio Coccia e Mara Predicatori, perché
ancora visibile, perché osmotico. Penultimo progetto didattico-artistico delle
Officine, ha visto attivi i membri del gruppo sassarese Aliment(e)azione,
interessato principalmente alle dinamiche relazionali fra cittadini nello
spazio urbano. Per "FRAGILE” il progetto didattico era finalizzato alla creazione
di un’opera a dimensione museale di una città ideale pensata da una scolaresca
di duecento bambini del II Circolo di Foligno, che per una settimana hanno lavorato
all’interno del museo.
A fare da membrana fisica tra il museo e la cittadinanza
è la recinzione che protegge il ponteggio di cantiere, diventata il supporto
per la pittura murale di Andrea Casciu e Andrea D’Ascanio, due membri del gruppo
assieme a Elisa Desertes, Teresa Pintus, Antonio Sini. Il loro dipinto copre la
recinzione e si apre alla città e come dicono i curatori <<Un lavoro che
scava nella personalità di Palazzo Lucarini con lo scopo di ricucire la cesura
tra interno (l’arte) e l’esterno (la cittadinanza). Un ponte che collega il
Centro per l’Arte Contemporanea con il tessuto della città.>>
Credo che
questo tipo di progetti diano senso al concetto di arte pubblica, i dipinti
convivono con una edicola del XV secolo sulla parete del palazzo addicente. E’
di questi giorni l’ultimo intervento di Palazzo Lucarini Contemporary,
“Bucoliche” di Stefano Emili. L’artista folignate è stato selezionato per la
decorazione esterna della scuola dell’infanzia di Cannaiola, in occasione dei
lavori di ristrutturazione attivati prima dell’apertura dell’anno scolastico.
Qui a
Livorno si è messo in azione, per “Cantiere Toscana Contemporanea” coordinato
dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci Prato, “Livorno in Contemporanea”. Ha avuto
inizio a maggio con “#upGiotto”, di Alessandro Ceresoli e A12 e, proseguirà
fino alla fine dell’anno 2015. Un azione di riappropriazione urbana in Piazza
del luogo Pio, nel quartiere Venezia, un’area di Livorno tra le più affascianti e fragili
urbanisticamente, quella che ancora rende visibile nella
sua complessità la città antica e recente, il frastagliato assetto urbanistico tra
moderno e post bellico. L’obiettivo ultimo degli ideatori è stato attivare la
memoria di uno spazio: Piazza del luogo Pio, appunto, ospitando un gioco di
strada aperto alla cittadinanza, attraverso l’aggregazione transgenerazionale,
seppure mediante un disegno collettivo effimero.
Nello spazio pubblico si attivano quelle relazioni tra diversi ambiti della
società: gli artisti, la scuola e il museo i quali propongono possibili
sinergie tra comunità di cittadini e istituzioni culturali al fine di innescare
processi di conoscenza, relazioni in contesti di rigenerazione urbana, sviluppo
del territorio e trasformazione sociale.
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