giovedì 11 dicembre 2014

Corrispondenze - Stefano Serusi 11/12/14

Caro Stefano,
ti ho voluto provocare? No, in realtà mi piaceva l’argomento e mi interessava approfondire con te la conversazione. Diciamo che ti ho voluto stanare. Non volevo accontentarmi di un <<sono d’accordo>> e passare oltre. Concordo con te sul fatto che “il pubblico è un corpo su cui un artista deve lavorare” e che “cercare affinità” è prioritario. Sta di fatto che se avessi voluto dirti << sono d’accordo>> spedivo un sms.
La mostra come pacchetto è forse una metafora povera, ma sono convinta che un artista ha molteplici spazi di espressione, sopratutto se si pone nella posizione aperta del dialogo e, non vale solo per gli artisti. La corrispondenza è questo, con tutte le contraddizioni e le metafore povere. Ci si nutre a vicenda nelle affinità e nel conflitto. Anzi, credo profondamente nel conflitto come step di crescita. “L’elogio della perizia artigianale” che citavi all’inizio del nostro carteggio è proprio quella palude di mediocrità in cui si cade in assenza di conflitto. Ci si accontenta di ripetere schemi consueti.
Quando sei mesi fa ho aperto il blog, mi sono chiesta –manzonianamente- se ci sarebbe stato un pubblico e come sarebbe stato. So benissimo che molti entrano nel blog per errore, alla ricerca di notizie relative alla Gioconda -il nome trae in inganno -, altri ci finiscono per curiosità di varia natura, ma la maggior parte sono persone che conosco o amici degli artisti o amici degli amici. Qualcuno guarda le immagini, alcuni leggono, altri cercano di trovare un difetto - a volte lo trovano-. Solite cose. Ciò che per me realmente conta è avere un progetto e condividerlo, con tutti i difetti e gli assestamenti di percorso.
In un contesto fuori dal nostro carteggio, mi hai fatto notare che “errante” vuol dire sia vagare che sbagliare. Un’altra persona mi ha fatto notare la stessa cosa soffermandosi, ahimè, su “sbagliare”.
Torniamo a te. Raccolgo l’esca. Raccontami della tua esperienza da artista nei panni di intervistatore per Cerchio magazine.
Non potresti semplicemente dipingere marine?
Alghero ha una grande tradizione in questo campo!


Ciao Anna Rita,
credo che tu abbia fatto molto bene ad aprire un blog. Spesso si ha l'impressione di non avere abbastanza sedie per ospitare, il blog permette davvero di dare spazio e tempo alle cose che vorremmo tenere con noi o vicine a noi; chissà, magari si arriva ad affinare un proprio autoritratto.
Cerchio Magazine ha avuto quella che personalmente reputo una decrescita felice, dal sito, al blog.... quando ho curiosità per qualcosa, o voglio dirigere la mia curiosità verso qualcosa, le interviste mi permettono di lasciare una traccia dei miei voli pindarici. Credo di poter dire che questo scrivere e aspettare risposte sia per me un percorso di formazione.

Gustave Courbet,  Le Bord de la mer à Palavas, 1854

In merito alle marine, hai toccato seppur con ironia un tema che mi piace molto, del resto ho fatto la tesi su Courbet, che ha praticamente inventato il genere. Io però del mare ho sempre preferito il fondo, più che la superficie che le marine raffigurano; il fondo ha quella bellissima forza magnetica che ci parla della morte ricongiungendola alla nostra esperienza fetale, al mio e nostro nulla eterno. Su questo elemento ho lavorato in più occasioni, anche se in modo non troppo palese.
Nella Traviata c'è un'aria nella quale il padre anziano accusa Alfredo di aver abbandonato Di Provenza il mar, il suol, un canto che ha il ritmo monotono dei canti dei pescatori credo di ogni parte del mondo. Ho in serbo da anni un lavoro su questo.
Come puoi vedere variano gli strumenti - e la distanza - ma l'appetito sentimentale resta lo stesso.


Stefano Serusi. Caro a Nettuno, 2014.
 Panno nero, legno, pietra grezza, catenella dorata, dimensioni variabili




Dove trovare Stefano Serusi:
http://stefanoserusi.blogspot.it/

Lettere:
Corrispondenze- Stefano Serusi 01/12/2014
Corrispondenze - Stefano Serusi 07/12/2014
Corrispondenze - Stefano Serusi 14/12/14
Corrispondenze - Stefano Serusi 22/12/14


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