giovedì 4 dicembre 2014

Conversazione con Francesca D’Aria/ curatrice

ContamInAzioni - foto Lucilla Benassi
Conversazione con Francesca d’Aria vincitrice del Premiere Livorno giovani curatori under 35, con il progetto “ContamInAzioni”. Combat Prize 2014.
Secondo la formula matematica chiamata equazione di Dirac due sistemi che entrano in contatto tra loro, anche solo per una breve frazione di tempo, e poi vengono separati, continuano ad essere influenzati l’uno dall’altro, nonostante il tempo e lo spazio. Il progetto curatoriale ”ContamInAzioni” si sviluppa a partire da questa formula matematica, come incontro-scontro tra corpi il cui prolungamento nel tempo e nello spazio non cessa di condizionare il corso degli eventi.
Incontro Francesca D’Aria nelle Sala degli Archi della Fortezza Nuova dove è allestita la mostra.

A.R.C. Raccontami un po’ della tua esperienza nella curatela prima del Premiere Livorno.
F.D’A. Sono nata a Milano, ma è un po’ di tempo che vivo in Toscana, l'ultimo progetto l'ho realizzato a Piombino, si intitola 1.0 SpacesAvevo questo progetto curatoriale da quando vivevo in Inghilterra, 1.0 Spaces, appunto. L’ho portato a Piombino lo scorso settembre, in realtà era un tentativo per portare una cosa nuova, per rompere un po’ con quello che di solito viene esposto a Palazzo Appiani. Ho realizzato il progetto con l’Associazione STArt –arte sul territorio, con cui attualmente collaboro.

Anna Garner, Proof and Permutations,
installazione video, dimensione ambiente
A.R.C. Come mai dall’Inghilterra alla Toscana? Non è conosciuta proprio per la ricerca nel Contemporaneo, viene piuttosto facile associarla al Rinascimento.
F.D’A. Perchè la Toscana ha tantissime possibilità di emergere. Perchè ha molti spazi culturali, poco utilizzati. C’è da dire che la Toscana è anche il Centro Pecci, il Premio Combat, le Gallerie fiorentine.
In Toscana ho trovato persone che hanno idee fresche, innovative e probabilmente questo è il momento in cui tante persone stanno cercando di spingere, tanti storici dell’arte giovani che hanno partecipato al Premio Combat come tanti giovani artisti. Il Premio Combat fa un po’ da cardine.
A me ha dato la possibilità di conoscere meglio il territorio e al territorio di conoscere me.

Suheke_Skevik, Transactions #1,#2,#3, installazione video, dimensione ambiente
A.R.C. Torniamo a Premiere. Hai scelto gli artisti tra i parteciparti al premio Combat?
F.D’A. Il Premio aveva una selezione di artisti che in realtà erano tutti quelli che avevano partecipato, che erano visibili sul sito. Il progetto per giovani curatori under 35, prevedeva che il progetto curatoriale fosse scritto scegliendo tra gli artisti partecipanti al Premio Combat, under 35. Tra di loro scegliere un’artista solo o più artisti o una sola sezione.

Anna Garner, Sequential, video
dettaglio
A.R.C. Parlami del tuo progetto curatoriale, qual’è il concept e poi perchè hai scelto proprio questi artisti che sono: Anna Rose, Anna Garner, Suheke_Skevik, Alessandro Gattuso e Manuela Mirabella.
F.D’A. Sono partita non tanto da un’ artista ma da un’idea. Avevo già l’idea di parlare di contaminazioni, che è una parola forse anche troppo usata, però mi piaceva l’idea di contaminarla a mia volta. La parola contaminazioni contiene il termine azioni, quindi non si è mai statici quando si viene modificati da qualcosa o da qualcuno, un incontro non è mai neutro, sta di fatto che c’è un’influenza.
Anna Rose, The Street, 
Nel tempo ho scoperto l’equazione di Dirac, che mi interessava molto, non perchè venga utilizzata spesso sull’amore, viene chiamata anche “l’equazione dell’amore”. In realtà mi interessava l’idea di capire cosa succede ad un corpo umano, in senso di fisicità e ad un cervello, in senso di pensiero, quando vive nel mondo, quando si scontra o incontra qualcosa che sia altro rispetto a sé stesso, quindi cosa significa unire le forze, unire i limiti per percorrere una strada, cosa significa la perdita della propria identità, nel momento in cui siamo alla mercè di tutti. Quindi sono partita da quest’idea di parlare di questi prolungamenti, di queste appendici che poi sono i luoghi, gli oggetti e le persone che incontriamo.
Anna Rose

Sono partita dal video Transactions#3, di Suheke_Skevik, due artiste Norvegesi che poi è quello che ha vinto, perchè questa loro corda è un cordone ombelicale simbolico che in qualche modo le unisce, ma le divide anche, perchè tutto sommato non le lascia libere, nella decisione sono condizionate. Ho poi deciso di inserire anche gli altri due video Transactions#1, Transactions#2 e creare un trittico, creare una storia.
Poi sono arrivata ad Anna Rose, mi piacevano molto queste tre fotografie. In realtà ce n'erano altre che mi interessavano, ma avevo già deciso che la mostra sarebbe stata legata al numero tre.
Quindi, i tre video di Anna Garner, dove c’è questa lotta continua tra il dolore fisico dello scontro con l’oggetto e il desiderio di compiere il rito fino alla fine, nonostante il dolore...

 A.R.C. Abramovicianamente direi...
F.D’A. ... la frustrazione di non riuscire ad entrare in qualcosa è troppa. L’essere umano nonostante il suo essere finito, corruttibile, difficilmente molla.

A.R.C. Mi ha colpito molto la scelta delle due installazioni scultoree, i lavori di Alessandro Gattuso e Manuela Mirabella. Nel contesto fin’ora descritto mi sono sembrate quasi estranee, anche rispetto all’idea del numero, della moltiplicazione. Mi sembra rompano un’equilibrio progettuale. E’voluto?
Alessandro Gattuso, Nello specchio
degli occhi altrui,
 installazione
F.D’A. Quando ho fatto il progetto avevo deciso di mantenere questo idea del tre e del multiplo di tre.
Sono un’intromissione spaziale. Ho voluto rompere il percorso espositivo, inserire opere che occupassero lo spazio. La fisicità è per me molto importante, nei video c’è e andava un po’ toccata.
L’opera di Gattuso che è “Nello specchio degli occhi altrui” quando ce la si trova davanti inganna, disorienta. Quando ti avvicini entri in questo mood di confusione di suoni, di variazione di identità di questo corpo vestito degli occhi degli altri, delle voci degli altri. L’identità espropriata.

A.R.C. Dell’altra installazione, quella di Manuela Mirabella, cosa mi dici?
F.D’A. Mi piaceva l’idea della gomma piuma con cui è realizzato “Metamorfosi 1”. E’ un materiale difficile da lavorare, ciò significa che è difficile dargli un’impronta. E’ un’opera nella quale ci si può vedere tutto.
L’idea di pezzo di carne. Mi piaceva l’idea di caos di ammasso di cellule che si stanno formando e poi formati creano una nuova dimensione.
Manuela Mirabella, Metamorfosi 1, gommapiuma, installazione
A.R.C. Dopo questo mostra hai dei progetti?
F.D’A. Porterò a Matera 1.0 Spaces. Spaces nasce come un progetto itinerante, voglio portare questo progetto in più regioni possibili.
A.R.C. Con gli stessi artisti della mostra a Piombino?
F.D’A. Sì, i quattro artisti di quel progetto. Sono: Roberta Levi, Andrea Mariani, Hannah Sutheland, Matteo Zannoni. Quindi si farà. Sto conoscendo dei giovani artisti con i quali mi piacerebbe collaborare, creare un progetto quasi di museo aperto, mi piacerebbe creare un progetto curatoriale non nello stesso posto, ma in più punti, per cui per vedere la mostra è necessario girare. Un progetto che leghi i luoghi fra loro, tre città o tre province diverse, ma vicine. E’ la possibilità per far rivivere alcuni luoghi, anche abbandonati.

A.R.C

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