mercoledì 22 ottobre 2014

MONUMENTI DI SARDEGNA – Maria Lai, rammendi di una comunità.

Qualche anno fa Giulia Sale, un’artista che stimo, che è anche un’amica, realizzò un progetto artistico, che mi piacque molto, dal titolo apparentemente innocuo, in realtà altamente corrosivo "Monumenti di Sardegna".
Sembrerebbe il titolo di un opera editoriale. Il capitolo dell’ enciclopedia sulla Sardegna, alla voce ARTE – SARDEGNA-XXI secolo. Così non è.
Fotografò alcuni artisti sardi, dalla interessante carriera artistica, perennemente in bilico tra riconoscimento pubblico e affermazione professionale, rappresentati come dei veri e propri monumenti inseriti nel paesaggio sardo, al pari di una chiesa romanica o un nuraghe. 
Le foto occupavano le pareti degli uffici del Palazzo della Pubblica Istruzione della Regione Sardegna. Lascio a voi l’esegesi del significato di tutela, valorizzazione e promozione applicata agli uni e agli altri, oggi, epoca di eventi culturali.
Rubo questo titolo perchè è ancora tempo di rammendi
In giro ci sono ancora artisti e poeti con macchina da cucire al seguito, perchè l’arte e gli artisti, i monumenti e i reperti non rappresentano solo immagini da poster, sono una risorsa. L’occasione per questo innesto mi è data da un viaggio con Le Gioconde a Ulassai nel Museo partecipato e la stazione dell’Arte di Maria Lai.

La stazione dell'arte di Ulassai
Ulassai, Ogliastra interna. Qui trovo il nodo centrale dell’opera di Maria Lai.
Incontri straordinari di tappa in tappa, seguendo l’itinerario del Museo partecipato e la Stazione dell’arte.
Allieva di Arturo Martini. Artista longeva e prolifica, scomparsa di recente. Una biografia densa di avvenimenti. Il primo contatto con la scultura avviene però in modo surreale, attraverso Francesco Ciusa. L’aneddoto dice che, alla morte della sorellina non c’erano foto che la rappresentassero per il sepolcro, così Maria ancora bambina fu portata a Nuoro dallo scultore Francesco Ciusa, -il primo artista sardo ad avere un riconoscimento internazionale con la "Madre dell’ucciso" del 1907- perchè posasse per il ritratto funebre di sua sorella. Quel ritratto di Francesco Ciusa è contemporaneamente di Maria e di Cornelietta. Maria è sepolta a Ulassai nella tomba della sorellina minore, da sempre considerata anche la sua tomba.

La stazione dell'arte di Ulassai
"Fiabe intrecciate,
 omaggio a Gramsci"
 2007
Maria Lai come Costantino Nivola, ha fatto il suo percorso artistico sostanzialmente altrove, anche se come diceva lei, il paese le ha suggerito i paesaggi, le radici.
Quando torna a Ulassai, nel 1979, invitata dall’amministrazione per la progettazione di un monumento ai caduti, è molto contenta di poter interagire con il tessuto sociale. Rifiuta di realizzare il monumento proposto, che a lei sostanzialmente non interessa. Propone Legarsi alla montagna (1981). Un progetto molto più complesso del monumento ai caduti. Un’opera che coinvolgerà nei due anni successivi tutto il paese. Due anni di incontri e scontri, per poter mettere d’accordo le persone, superare inimicizie.
 "Il gioco del volo dell'oca", 2002,
C’era chi contestava il progetto definendolo clericale, perchè il nastro utilizzato faceva riferimento al nastro delle feste religiose, dall’altra chi sosteneva che non fosse un’opera d’arte ma un omaggio alla Madonna, e in quanto tale azione devozionale. Ognuno cercava di tirare dalla proprio parte ideologica l’operazione artistica. 

Nella prima fase del progetto l’aspetto immateriale dell’opera stuzzicò l’animo suscettibile di chi non sapeva riconoscere come arte quell’operazione e pretendeva un monumento marmoreo e la certezze di una tradizione istituzionale.
 "Il gioco del volo dell'oca", 2002
Scegliendo la comunità e non le pietre Maria Lai ha innescato un meccanismo che non si è più fermato.
Il confronto, la collaborazione ha condotto la comunità verso il Museo partecipato e la stazione dell’Arte di Ulassai.
Il costo per la realizzazione del monumento ai caduti era stabilito in 60.000 milioni di lire. Dato che il monumento non venne realizzato nella sua forma scultorea, su proposta dell’artista, la cifra venne usata per restaurare il lavatoio comunale. Altro progetto di interazione, altro rammendo architettonico e del tessuto sociale.

Lavatoio Comunale
Maria Lai  "Telaio Soffitto", 1982.
"Fontana" Costantino Nivola,  1987
Per il progetto del lavatoio collaborò con la gente del paese e l’anno successivo con Costantino Nivola, poi con Guido Strazza e Luigi Veronesi. Il lavatoio diventa così una monumento vero e proprio, non ai caduti, ma alla gente del paese e sopratutto alle donne. Un luogo vivo e riconosciuto da tutti come patrimonio.
Da quel momento, Maria Lai viene coinvolta in progetti di recupero architettonico del paese.

Ulassai nel giro di vent’anni aveva perso tutti i siti d’interesse identitario e culturale: la stazione era un’ovile, le chiese magazzini dei muratori, la chiesa di Santa Barbara ai pastori e il lavatoio come abbiamo detto abbandonato.
Gli anni Ottanta sono anni di crisi profonda, abbandono delle tradizioni. La collaborazione con le tessitrici permette il riavvio di una parte importante del tessuto produttivo artigianale, che stava sfiorendo. Bisognava reinterpretare i decori, le iconografie al pari di ciò che avvenne negli anni Cinquanta e Sessanta.
Lavatoio Comunale
Maria Lai  "Telaio Soffitto", 1982.
Costantino Nivola, "Fontana",  1987
Propone dei nuovi disegni e la Cooperativa delle tessitrici lavora su nuove interpretazioni della tradizione. Contribuisce con un atto concreto alla costruzione della Biblioteca Comunale.
In ultimo nasce la Stazione dell’Arte. Dona 180 opere come base per una collezione e un percorso.

Parlare di Maria Lai a Ulassai non significa solo una esposizione di opere. Ciò che vediamo ora è il frutto di un lavoro lungo e tormentato di incontri e scontri tra l’artista e il paese. E’ il frutto di un progetto di “rammendo” del tessuto sociale, dei luoghi d’interesse culturale e indentitario, di uno sguardo al futuro attraverso l’individuazione dei luoghi della comunità, dell’arte, della cultura. 
Penso che oggi i tempi non siano meno bisognosi di interventi concreti.


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A.R.C.


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